Luca Baj

10 set 20171 min

Samad Bannaq, Ignazio De Francesco e Valerio Onida - LIBERI DENTRO

La lunga esperienza di dialogo tra un monaco della Piccola

Famiglia dell’Annunziata e alcuni detenuti arabi musulmani

in un grande carcere italiano hanno dato origine al testo Leila della tempesta. Al Festival i protagonisti si confrontano con Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, intorno ai temi che hanno animato tante discussioni: la cittadinanza, l’emigrazione, la religione, il rapporto uomo-donna, la violenza in nome di Dio e la mistica del cuore, alla luce di un testo fondativo della vita in Italia che è la Costituzione repubblicana a confronto con tradizioni culturali diverse. (Organizzazione)

De Francesco è appartenente ad un piccolo ordine monastico. Ha vissuto in Medio Oriente per 12 anni e ora si occupa di carcerati, oltre a svolgere attività di traduzione di testi antichi.

Vive l'esperienza quotidiana di far percepire, agli stranieri detenuti, i valori della convivenza secondo la nostra Costituzione.

Nella storia, il potere e l'abuso del potere sono sempre andati a pari passo.

Nella giustizia penale, la "giusta" difesa della società si trasforma in vendetta. La pena di morte e la tortura sono le contraddizioni che mettono dalla storia della giustizia. Sono ingiuste per definizione, perché all'uomo non è concesso di disporre della vita, tantomeno di un altro uomo.

Il processo rieducativo, cui deve essere protesa la pena, consta in una scommessa indispensabile, che parte dalla libertà della persona, e che riguarda la libertà morale prima di tutto.

L'art. 27 Cost. afferma proprio questi principi.

Integrazione non significa assimilazione, perché occorre il riconoscimento dell'altro, delle sue diversità, anche e soprattutto per quanto riguarda la fede.

L'integrazione è una ricchezza, perché consente lo scambio di esperienze, di lingue, di comportamento completamente diverse.