Giuseppe Politi

18 ott 20192 min

Globalizzazione, l'Italia tra problemi e soluzioni

Ieri l’Istat ha pubblicato i dati sull’andamento del commercio estero, dal quale si evince come l’export è stabile nell’ultimo mese, mentre l’import aumenta del 1,8%. Sappiamo bene che nella bilancia commerciale di un Paese, avere più importazioni che esportazioni non fa bene alla sua economia in quanto, pesa in negativo, cioè in passivo, con conseguente uscita netta di capitale monetario dalla nazione. Del resto, già il quadro internazionale è impegnativo, e lo sostiene proprio il Fondo monetario internazionale (Fmi), l'organizzazione internazionale pubblica a carattere universale composta dai governi nazionali di 189 Paesi. Il Fmi, ritiene che la crescita globale rallenta ancora, con un'attività manifatturiera che non si vedeva così debole dai tempi della crisi finanziaria, cioè tocca i minimi del 2008-2009. La stima per il Pil mondiale per quest’anno è di un +3%, proiezioni che coincidono con quanto scritto qualche settimana fa dall’Ocse nel suo report, di una prospettiva economica globale che si è via via fatta fragile e incerta, dove tra l’altro, l’Italia raggiunge il peggior risultato tra le economie avanzate dopo l'Argentina. Il report del Fmi che si intitola “Manifattura globale in calo, barriere commerciali in salita” apre il ragionamento su un fronte più ampio, più internazionale, ponendo la riflessione su quanto sia altrettanto necessario capire, che il rilancio dell’economia italiana, passi anche da fattori esterni, più globali.

Il Fondo, sottolinea come le politiche monetarie espansive attuate nei Paesi avanzati e in quelli emergenti, abbiano dato un buon contributo all’economia, contenendo l’impatto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Secondo il Fmi, la Germania, deve aumentare gli investimenti pubblici o ridurre il cuneo fiscale, in quanto questo alimenterebbe i consumi, rafforzerebbe il potenziale di crescita e ridurrebbe gli eccessi di surplus delle partite correnti. Mentre, sostiene che per i Paesi con alto debito, come Francia, Italia e Spagna, sia necessario ricostituire gli ammortizzatori fiscali. Ma i dazi non sono l’unica causa della frenata mondiale, ci sono le tensioni geopolitiche, la bassa crescita della produttività e l’invecchiamento della popolazione nei Paesi avanzati. Intanto, la tenuta dell’occupazione è sostenuta dal settore dei servizi, che però inizia a risentire degli effetti della crisi dell’industria, necessario quindi agire con interventi e politiche mirate.

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