Giorgia Pagni

18 nov 20191 min

Zehra Doğan: dal carcere al museo

Artista, attivista e giornalista curda, Zehra Doğan fu arrestata dalle autorità turche nel luglio del 2016 per aver condiviso una sua opera su Twitter: rielaborando una fotografia scattata da un soldato turco tra le macerie della città di Nusaybin, Zehra aveva sostituito ai blindati di Erdogan degli scorpioni, simbolo di morte e distruzione. Per quasi tre anni è rimasta chiusa in carcere, mentre le sue opere facevano il giro del mondo. Di smettere di disegnare Zehra non ha voluto saperne: di nascosto e con mezzi di fortuna - lenzuola, stracci, frutti e verdure, sangue, cenere di sigarette - ha continuato ad esprimersi senza soluzione di continuità. Dopo la liberazione nello scorso febbraio e una seguitissima performance alla Tate Modern di Londra, in occasione del Festival della Pace l'artista porta a Brescia il frutto della sua prigionia. Circa 60 disegni, dipinti e lavori a tecnica mista compongono il percorso della mostra Avremo anche giorni migliori – Zehra Doğan. Opere dalle carceri turche, da sabato 16 novembre al Museo di Santa Giulia. “Si tratta di pezzi originali mai esposti in Italia e in assoluto della prima mostra di impianto curatoriale dedicata a Zehra Doğan”, spiega la curatrice Elettra Stamboulis: “Un'occasione per fare il punto sul lavoro di quest'artista, che a mio parere rimarrà un riferimento importante nel panorama dell'arte e dell'attivismo in questo scorcio del XXI secolo”.