La Redazione

9 gen 20202 min

Quel che resta della dignità

Uno dei sostantivi più significativi del secolo scorso, dignità, sembra essere rimasto relegato temporalmente dà quelle parti, e ben presto per capirne il significato profondo dovremmo ricercarla sui libri di storia.

Sono trascorsi quasi 3 anni e mezzo dal referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea del 23 giugno 2016, nel quale vinse il fronte del leave con il 51,89% dei voti, e dà allora sulla Brexit se ne sono dette di tutti i colori. Previsioni di scenari economici di recessione apocalittici, crac finanziari, diffusione di una marea di “bufale” (o “fake news”) incredibili, perdita di milioni di posti di lavoro, svalutazione degli immobili. Di tutto quanto previsto da notissimi economisti (???) e riportato da autorevolissimi quotidiani (????) italiani e stranieri, nulla si è avverato.

Che fosse una stratosferica fake news richiamata in maniera ricorrente e sistematica in questi anni anche quella che delineava una vittoria sicura del fronte Remain nel caso di un secondo referendum è risultato evidente dai risultati delle elezioni europee dello scorso maggio, dove ha vinto il Brexit Party di Nigel Farage, e da quelle clamorose del 12 dicembre, nelle quali con uno storico esito il partito Conservatore del premier ha stravinto le elezioni aggiudicandosi 365 seggi sui 650 del Parlamento, con una maggioranza di 80 seggi.

E’ evidente che la maggior parte dei cittadini della Gran Bretagna, il voto di ognuno dei quali ha il medesimo valore indipendentemente dal ceto sociale di appartenenza (il razzismo nei confronti degli elettori di alcune classi sociali che più massicciamente si sono schierate a favore della Brexit è stato vergognosamente sdoganato dai suddetti quotidiani ed osservatori), vuole andarsene dall’Unione Europa, senza nessun tipo di equivoco.

Ed è altrettanto evidente che Fedro avrebbe dovuto essere letto e riletto dai moltissimi commentatori ed opinionisti che da anni continuano a propinarci bufale e fantaprevisioni, che farebbero bene ad andare a rivedere il significato del sostantivo “dignità” e poi ipotizzare che nelle scomode vesti della volpe, forse, in questo momento ci sta l’Europa.