Paolo Baruffaldi

9 set 20202 min

L’Antitrust avvia procedimenti per la gestione del cloud

L’Antitrust ha avviato sei istruttorie nei confronti di alcuni dei principali operatori a livello globale dei servizi di cloud computing. Si tratta di istruttorie molto complesse e di notevole rilevanza vista l’importanza delle società interessate e il numero di consumatori che usufruiscono dei servizi di tali società. Le società interessate dalla procedura dell’Antitrust sono Google ( coinvolto per il servizio Google Drive), Apple (coinvolto per il servizio iCloud) e la società Dropbox. Ognuna di queste società è colpita sia da un procedimento per presunte pratiche commerciali scorrette (con cui vengono valutate le violazioni della Direttiva sui diritti dei consumatori) che da un procedimento per la valutazione della presenza di presunte clausole vessatorie nelle condizioni contrattuali. In particolare, le istruttorie avviate nei confronti di Google e Apple riguardano la valutazione della mancata o inadeguata indicazione, al momento della presentazione del servizio, dell’attività di raccolta e utilizzo a fini commerciali dei dati forniti dall’utente e il presunto indebito condizionamento nei confronti dei consumatori. Infatti secondo le segnalazioni pervenute all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, gli utenti, per utilizzare il servizio di cloud storage, non sarebbero in condizione di esprimere all’operatore il consenso alla raccolta e all’utilizzo a fini commerciali delle informazioni che li riguardano. Le stesse contestazioni vengono rivolte anche a Dropbox, a cui si imputa in più di non aver fornito una serie di informazioni. In particolare si contesta l’omissione di informazioni, chiere ed immediatamente accessibili, in merito alle condizioni, ai termini e alle procedure per recedere dal contratto. Inoltre viene contestata la mancata somministrazione delle informazioni relative al diritto di recesso e di non consentire all’utente l’agevole ricorso a procedure extra-giudiziali di risoluzione delle controversie e delle indicazioni necessarie per accedervi. Inoltre viene contestata la presenza di clausole vessatorie riguardanti alcune condizioni contrattuali, come l’ampia facoltà da parte dell’operatore di sospendere e interrompere il servizio; l’esonero di responsabilità anche in caso di perdita dei documenti conservati sullo spazio cloud dell’utente; la possibilità di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali; la prevalenza della versione in inglese del testo del contratto rispetto a quella in italiano.