La Redazione

30 apr 20202 min

Il rating e la capacità di comprenderne il significato

Le società di Rating, così come il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione Europea, non ci stanno facendo la guerra, stanno solo cercando di dirci quello che il sistema politico ed istituzionale italiano fa finta di non vedere da anni. I nostri conti pubblici continuano inesorabilmente a peggiorare, e per vederlo basterebbe avere voglia di aprire una pagina dei bollettini ufficiali del Mef o di Banca d’Italia. Il debito pubblico è salito del 50% in pochi anni e salirà a livelli record nei prossimi mesi, arrivando probabilmente a raddoppiare rispetto ad una decina di anni fa. E con esso il deficit, che per questioni strutturali è direttamente collegato al montante del debito pubblico, essendo finanziato attraverso l’emissione di nuovo stock dello stesso, e formandosi anche col contributo importante della quota di interessi sui titoli di stato (quindi sul debito) che sono compresi nel bilancio annuale. Quando si parla di livello di indebitamento di uno Stato ciò che più interessa per capire la situazione reale dal punto di vista dei numeri, è il rapporto tra debito ed il Pil poiché quest’ultimo è un buon indicatore della sostenibilità finanziaria dei conti pubblici. A parità di altre condizioni, quanto più questo rapporto è elevato, tanto minore è la probabilità che un paese sia in grado di far fronte alle proprie obbligazioni con i detentori dei titoli di Stato (banche e risparmiatori, in Italia, detengono quasi il 50% del totale). Il deficit (o disavanzo), cioè la differenza in un dato periodo (per esempio un anno) tra entrate ed uscite dello Stato, compresa la spesa per interessi rappresenta dunque un flusso che va ad aggiungersi allo stock di debito, poichè viene solitamente finanziato con l’emissione di nuovi titoli di stato. Per ridurre il debito pubblico è quindi fondamentale ottenere un avanzo, ossia dal punto di vista del bilancio avere maggiori entrate rispetto alle uscite annuali. Per esempio attraverso l’aumento delle entrate fiscali o tagli della spesa pubblica. L’Italia dal 1980 ad oggi non ha mai chiuso un anno in avanzo. Il suo debito ha continuato costantemente a crescere, e con esso la quota di interessi da pagare, e di riflesso sono diminuite le risorse disponibili per gli investimenti pubblici. Fitch ci sta dicendo attenti: il vostro rapporto debito pil arriverà al 155%, perché il vostro deficit esploderà e per finanziarlo sarete costretti a stampare nuovo debito. E se il debito sale, salirà la quota di interessi su di esso, e questa costante evoluzione negativa probabilmente inizierà a pesare tanto da non essere più facilmente gestibile dalle finanze pubbliche italiane.