Francesco Dossi

9 gen 20214 min

A PORTA VENEZIA LE RIVOLUZIONI SI INDOSSANO

In un anno intriso di sconvolgimenti e cambiamenti, gli hot topic del 2020 sono stati parecchi e la collezione “QUEER ASMARINA” di Lorenzo Seghezzi li riflette praticamente tutti.

Dicembre, mese controverso, atteso con ansia dagli amanti delle feste e temuto dai vari Grinch più o meno convinti. Simbolo del calore umano (che in questo periodo siamo tutti più buoni, diceva qualcuno) e del fuoco nel camino, attorno al quale stringersi con una tazza fumante.

È anche il simbolo del capitalismo (gridano i più cinici), con il suo shopping sfrenato alla conquista dei regali perfetti e degli abiti adatti, che alla valanga di pranzi e cenoni non si scampa.

Ma quest’anno potrebbe non essere così. Questa volta dicembre 2020 sarà soprattutto l’ultimo di 12 lunghi mesi che, guardandoci indietro, ricorderemo come rappresentativi di una delle più importanti crisi su scala globale della storia contemporanea.

Un susseguirsi di crisi, ad essere esatti. Quella sanitaria, anzitutto: protagonista il coronavirus SARS-CoV-2, che si è affacciato al mondo agli albori del nuovo anno e ha provocato una pandemia (di COVID-19) che ad oggi ha causato oltre 1 milione di decessi. La crisi economica: complici i molteplici lockdown imposti dai governi ai propri stati per contenere il numero di contagi, tante aziende medio-piccole, attività familiari e di artigianato hanno chiuso, aumentando il numero (già critico) di italiani disoccupati, soprattutto giovani. Tutto ciò ha partorito una crisi sociale e politica, con lo scoppio di diversi scontri e proteste per la rivendicazione dei diritti dei cittadini: citiamo il movimento BLM, le rivolte in Bielorussia, Polonia, Nigeria e Perù, la nascita online della #milkteaalliance e il termine della presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti. In Italia è aumentato il numero di femminicidi durante il primo lockdown ed è stata avanzata una proposta di legge contro l’omotransfobia (Legge Zan), in seguito a nuovi episodi di violenza e omicidio a sfondo d’odio nei confronti di persone appartenenti alla comunità Lgbtq+.

Tali avvenimenti sono stati registrati, assorbiti e riproiettati dalla moda, che sempre si fa specchio sociale in grado di riflettere tutto ciò che smuove, scuote, ribalta e rinnova il mondo in cui viviamo. Ça va sans dire, anche l’industria che la rappresenta ha sofferto per la crisi: nel terzo trimestre di quest’anno Confindustria Moda ha stimato un calo dei ricavi per le aziende del settore del 27,5% in media rispetto al 2019. E stiamo parlando di un mercato che in Italia registrava un valore di 71,1 miliardi di euro al 2018.

Le difficoltà economiche però, non sono l’unico ostacolo che la moda globale si è trovata ad affrontare. Sono diverse le problematiche intrinseche al settore da tempo trascurate e finalmente venute alla luce nei mesi scorsi: si parla di sostenibilità (sia ambientale che etica), di razzismo (anche interiorizzato), di Body positivity, di identità di genere e di inclusività.

In questo scenario quantomeno instabile si inserisce la collezione Primavera/Estate 2021 “QUEER ASMARINA” di Lorenzo Seghezzi, giovane designer uscito dalla fucina creativa del NABA di Milano. Si è laureato nel dicembre 2019 con la collezione “Queer revolution” e ha attirato immediatamente l’attenzione degli addetti ai lavori: nel nuovo anno sfila alla Roma Fashion Week organizzata da Altaroma a gennaio e a febbraio si guadagna un’intervista con la nota rivista di settore Marie Claire.

Dirompente, controversa, provocatrice, sovversiva, la collezione si propone come inno alle comunità-simbolo di Porta Venezia, ossia quelle LGBTQ+ e afro-italiana, che da decenni convivono e caratterizzano lo scenario sociale del quartiere milanese, in passato soprannominato “Asmarina” ossia piccola Asmara (capitale dell’Eritrea).

I look, totalmente genderless, contestano i canoni eteronormativi di mascolinità e femminilità risaltando parti del corpo ad essi tradizionalmente associate: spalle larghe e vitini da vespa, bermuda in tela di nylon per un effetto “see through” o con la patta chiusa da lacci incrociati (caratteristici della lingerie) e jockstrap (capo di intimo maschile comunemente associato alla gay culture) in seta.

Accessori-chiave sono i copricapi che si ispirano nella forma al fez (originario dei paesi arabi del Mediterraneo, il cui nome sembra essere derivato dalla città di Fez, in arabo Fās) o al kufi (berretto tipico dei costumi tradizionali di molte culture africane). I copricapi, dalla classica forma cilindrica schiacciata, vengono rivisitati in chiave punk grazie a degli inserti in tessuto dalla forma di orecchie umane, a cui sono stati applicati orecchini e dilatatori. Degne di nota anche le iconiche zip arancioni, ad oggi segno distintivo del brand.

Con gli anfibi ai piedi e i corsetti in vita, i modelli di QUEER ASMARINA scendono in passerella con un obbiettivo esplicito. La missione è distruggere, oltrepassare e reinterpretare quei modelli estetici a cui siamo legati da troppo tempo, in cui siamo incagliati e che troppo spesso ci opprimono, non ci rappresentano.

Al contempo però, il bianco, il beige e le trasparenze dei capi esprimono libertà: libertà di essere, di sentire, di mostrare e dimostrare che la propria individualità è qualcosa da valorizzare, da accentuare, senza dover scendere a compromessi con ciò che la società odierna accetta come “normale”, ossia aderente a una norma (ma stabilita da chi?).

Presentati all’interno del festival “Gender Project”, negli spazi di RIDE Milano, i modelli hanno sfilato tra i ritratti della mostra fotografica di Veronique Charlotte. E galeotto fu il progetto, dato che la collezione nasce dalla proposta dell’artista a Lorenzo di far sfilare i suoi capi. “All’epoca (si riferisce a giugno, terminata la prima quarantena ndr) la mia collezione era composta solamente di un outfit creato per un concorso di “Isko I-Skool” (un progetto educativo di respiro internazionale che premia il talento di studenti di fashion designer ndr) a cui avevo partecipato in precedenza, e una giacca realizzata durante la quarantena” afferma il designer. Continua: “Ho preso come input questa cosa e ho dedicato tutto luglio, agosto e inizio settembre alla realizzazione di QUEER ASMARINA”.

Con la passione che lo contraddistingue e la curiosità che ogni giovane creativo dovrebbe possedere, Lorenzo si interessa e studia l’arte della corsetteria, di cui diventa abile esecutore. Con riferimento quasi obbligatorio alla grandissima Vivienne Westwood, designer inglese da lui molto ammirata, i corsetti di Lorenzo ci fanno riflettere sulla differenza (o meno!) di genere, sul dualismo gabbia e libertà, sullo sforzo, la minuzia, la fatica, ma anche la resilienza su cui dobbiamo tutti concentrarci in questo tempo.

Come se tutto questo non bastasse, Lorenzo si mette pure in prima linea nella lotta per un’industria più sostenibile e realizza l’intera collezione con materiali riciclati, tessuti di seconda mano o deadstock di magazzino.

Il pacchetto è completo. Non ci resta che attendere l’uscita del sito e-commerce.