Luca Tironi

9 gen 20213 min

Bergamo e agricoltura

Nel mese di novembre si sono registrati due importanti appuntamenti per chi crede che oggi più che mai sia necessaria un’economia diversa, capace di mettere al centro la sostenibilità, le comunità e il territorio. In diretta da Assisi Papa Francesco ha chiamato a raccolta giovani economisti da tutto il mondo attorno all’iniziativa “The economy of Francesco” per riscrivere un nuovo paradigma economico. Accanto a questo, sempre a novembre, centinaia di realtà associative riunite attorno al manifesto “Per una società della cura” hanno dato vita ad altrettante iniziative in tutto il Paese per raccontare su temi diversi quali idee e quali buone pratiche possono contribuire alla trasformazione degli attuali modelli.

Anche la bergamasca è stata protagonista di questi momenti scegliendo il tema dell’agricoltura e coinvolgendo parlamentari europei e italiani a confrontarsi con diverse realtà del territorio sul tema della Pac, la politica agricola dell’Unione Europea, in relazione al progetto di cambiamento sostenibile annunciato dalla Commissione Europea e chiamato “Green Deal”. Dal confronto, introdotto da Matteo Rossi della Fondazione Istituti Educativi, ha partecipato anche Alessio Carrara, con riflessioni e stimoli al dibattito basati sull’esperienza concreta della Cooperativa “Cà Al del Mans” di Serina, un’esperienza nata nei primi anni novanta, presieduta da Adriano Carrara, con l’idea di occuparsi di interventi sociali, produzione biologica, ospitalità e formazione. Proprio la produzione biologica come scelta rispettosa della salute umana ed ambientale è stata sottolineata da Carrara come una scelta etica oltre che economica e produttiva che la Pac dovrebbe sostenere maggiormente, proprio perché i risultati di questa attività non si misurano solo in termini di quantità, ma soprattutto di qualità dei prodotti e di arricchimento della fertilità del terreno. Ecco allora la domanda: i fondi pubblici stanziati con la PAC (circa un terzo del bilancio europeo) sono davvero destinati alle aziende agricole che producono maggiori benefici per la società, l’ambiente e i consumatori? Spingono davvero l’agricoltura verso la produzione di cibo sano per i cittadini, tutela della biodiversità, manutenzione del territorio, salvaguardia del paesaggio e mitigazione dei cambiamenti climatici? Dal dibattito sono emerse critiche e proposte per migliorare le scelte del Parlamento Europeo. La PAC può essere infatti uno strumento finanziario che favorisce la transizione ecologica, un’economia più equilibrata, l'attuazione degli accordi internazionali, dalle strategie UE per la biodiversità e Farm to Fork al rispetto degli accordi di Parigi sul clima. Le richieste avanzate delle realtà del territorio sono andate nella direzione di invertire il meccanismo di ripartizione dei fondi in virtù del quale, soprattutto in Italia e nei Paesi dell'Est Europeo, oltre l'80% delle risorse finiscono nelle tasche di meno del 20% dei beneficiari, premiando le grandi e grandissime aziende ma penalizzando così proprio quelle agricolture, dal biologico a quella delle aree montane, che avrebbero più bisogno di essere sostenute anche perché capaci di mantenere vitali le comunità delle aree rurali e montane sempre a rischio di abbandono.

Per raggiungere questi obiettivi sono fondamentali anche nuove alleanze tra realtà produttive, enti locali, fondazioni. Proprio tra gli Istituti Educativi e Cà al Del Mans, riprendendo le idee emerse con gli “Stati generali della montagna” lanciati dall’allora Presidente della Provincia Matteo Rossi, è emerso un sodalizio che, attraverso un finanziamento del bando sulle nuove economie di comunità, ha reso possibile ampliare il punto vendita della cooperativa dando la possibilità ai clienti di accedere ai prodotti biologici già pronti per essere consumati. Una scelta che si inserisce in un progetto più ampio, che insieme alle scuole e agli enti locali darà il proprio contributo all’economia e all’occupazione vallare. Proprio Rossi nel suo intervento ha ricordato l’importanza di questo momento di lock down per seminare un nuovo pensiero e costruire delle convergenze tra soggetti diversi in nome di uno stesso obiettivo: un’economia costruita meno sul profitto e più sulle persone, le comunità e l’ambiente. Da qui l’idea di realizzare un distretto dell’economia sociale e solidale bergamasca. In questo senso – ha concluso Rossi – la Val Brembana è stata da un esempio positivo che ha fatto riflettere i decisori politici europei su quel che può essere modificato in meglio nelle scelte compiute finora.