La Redazione

2 gen 20213 min

I TRASPORTATORI DI CONFARTIGIANATO:“NO ALL’AUMENTO DELLE ACCISE SUL GASOLIO”

«Se laproposta di aumentare l’accisa sul gasolio diventasserealtà, sarebbeun altro durissimocolpoper il settore dell’autotrasporto merci, già fortemente penalizzato da una tassazione tra le più elevate d’Europa e dalla concorrenza sleale dei vettori esteri».L’Area Trasporto di Confartigianato Imprese Bergamo ribadisce il suo “no”alla proposta del ministero dell’Ambiente (dopouna consultazione online rivolta a cittadini eimprese)chepotrebbe portare ad aumentare il prezzo del diesel aumentandone le accise.Uno dei rischi più grandi è quello di compromettere irrimediabilmente la competitività di90 mila imprese dell’autotrasporto italianodelle quali circa2.200 operano nella bergamasca: un settoreche nell’ultimo decennio ha già visto ridurre di quasi il30% il numerodelle aziende.Giànelle scorse settimane,le associazioni dell’autotrasporto, della logistica e del commercio carburanti hanno inviato al Governo un appello comune con la richiestadi rivedere questaproposta, evidenziando tra l’altro come “oltre il 95% del parco circolante veicoli adibiti al trasporto merci è alimentato a gasolio e l’incremento delle accise si tradurrebbe in un aumento dei costi del trasporto con l’inevitabile aumento deiprezzi dei beni di consumo”.Confartigianato Trasporti ha anche stilato un documento,elencando “Dieci motivi per non aumentare le tasse e indebolire autotrasporto e consumi”, supportati daun rapporto dell’Ufficio Studidi Confartigianato. Tra i dati rilevati, vieneevidenziato comel’Italia siail paese dell’Unione Europea a 27 con il maggior prelievo di accise sul gasolio: ad agosto 2020,le accise sul gasolio per autotrazione sonostatedel 21,2% superiori rispetto alla media dei competitor dell’Eurozona e del 28% al di sopra della media UE.«La cosa certa –rimarcaBruno Dario Mongodi, rappresentante dell’Area Trasporto di Confartigianato Imprese Bergamo e vicepresidente nazionale di Confartigianato Trasporti–è che l’aumento del prezzo del diesel inciderà sul costo delle merci, che in Italia viaggiano prettamente su gomma. Nonriusciamo a capireperché cisi accaniscacontro unsettore, che anche nel pieno della recessione causata dal Covid-19sta operando a faticain un contesto caratterizzato dalla più elevata pressione fiscale d’Europa (nel 2020 la pressionesulle imprese italiane è del 42,9%:1,4 punti superiore al 41,5% della media dell’Eurozona), senza far nulla per risolvere i veri grandi problemi chemettono in difficoltà le nostre imprese».Uno su tutti è la concorrenza sleale concui il comparto stafacendo i conti da troppo tempoe la questione del cabotaggio da parte dei vettori esteri.«Il 73% del nostro settore–spiega Mongodi –oggiè appannaggiodei vettori esteri, i quali vengono in Italia con mezzi dotati di doppio serbatoio, dopo aver fatto rifornimento nei loro Paesi di origine, in cui la tassazione è nettamente inferiore. Èquindi inutile far pesare le accise sugli autotrasportatori italiani, sostenendo che lo si fa per incentivare il trasporto ecologico, se poi la maggior parte dei vettori circolasenza rifornirsi in Italiae con meno costi da dover sopportare rispetto ai loro “colleghi”italiani:con serbatoi da 1.200-1.500 litripossono infattiviaggiare tranquillamente anche per dieci, quindici giorni. Semmaile accise andrebberoridotte sulla benzina, considerato che molte risalgono fino a80 anni fa».C’è infine un altro problema che pone in evidenza il rappresentantedell’Area Trasporto,e riguardai mezzi per il trasporto eccezionale e il loro impatto sui mantistradali.«Èsotto gli occhidi tutti la situazione disastrosa in cui versano molte infrastrutture, che necessitano di manutenzioni straordinarie in modo pressoché continuativo. Il fatto è che, contrariamente a quanto succede in altriPaesi UE, in Italiasiautorizzanogrosseaziende ditrasportoeccezionalea percorrere le strade con mezzifino amille quintali a pieno carico, quandonelresto d’Europa il limite concesso è di 670quintali. L’effetto è che alla fine viene sprecato denaro pubblico per rifare il manto stradale rovinato. Ci vorrebbe un po’più di logica e di coerenza da parte di chidovrebbe decidere», conclude Mongodi.