Paolo Baruffaldi

27 gen 20213 min

Il Recovery Plan europeo

L’accordo raggiunto dopo la trattativa nel corso del vertice del Consiglio Europeo, costituisce un risultato importantissimo per l’Ue.
 
La novità più rilevante si può certamente individuare nell’introduzione di una “solidarietà” senza precedenti tra gli Stati che arriverà a beneficiare i Paesi più colpiti dalla pandemia e che per l’Italia rappresenta davvero un’occasione straordinaria.

Il recovery plan europeo sarà finanziato da un prestito comune della Commissione europea che, per conto degli Stati membri, gestirà una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi in forma di sussidi (fondo perduto). Sono meno dei 500 miliardi inizialmente previsti, ma per l’Italia si tratta di 81 miliardi a fondo perduto e 127 di prestiti agevolati: quasi un terzo del totale dei 360 miliardi di euro destinati ai prestiti da rimborsare.

Fondamentale è la decisione di legare il bilancio dell’UE al rispetto dello stato di diritto, cioè al rispetto dei valori democratici fondamentali per l’Unione Europea. In tal modo si mette a disposizione dell’Unione uno strumento di pressione politica verso quegli Stati membri che rischiano di prendere una deriva autoritaria, Polonia e Ungheria in primo luogo, che si sono dimostrati ostili a qualsiasi meccanismo europeo vincolante sul piano della coerenza con le norme e i valori europei, pretendendo però di accedere ai benefici economici dei finanziamenti e del mercato unico.

L’Italia deve ora predisporre un piano di riforme e di risanamento per il 2021-2023. Questo piano dovrà prevedere le misure previste e gli indicatori per valutare i progressi compiuti, secondo le raccomandazioni di politica socioeconomica messe a punto a livello europeo ogni anno.

Con l’approvazione del Recovery Plan è stata introdotta la facoltà di uno o più Stati membri di richiedere un intervento straordinario del Consiglio Europeo per condizionare o modificare i programmi quando si ritenesse che uno Stato non si allinea alle richieste di riforma.

Ciò rappresenta un ulteriore rafforzamento del Consiglio a scapito della Commissione e del Parlamento Europeo. Si rafforza cioè ulteriormente il potere dei Governi e quindi, se da un lato aumenta la solidarietà tra gli Stati, dall’altro lato il livello di governance unitaria e propriamente europeo arretra.

L’impegno economico comune per fronteggiare la pandemia e per il rilancio dell’economia determina tagli ad altri programmi e politiche dell’Unione Europea, operate sulle dotazioni di bilancio pluriennale che erano previste dal QFP 2021-2027.

Ci saranno quindi meno risorse per il programma quadro di ricerca di Orizzonte Europa, che passa da 13,5 miliardi di euro a 5 mld; per il programma InvestEU che avrà 5,6 miliardi contro i 30 inizialmente previsti. Tagli pesanti anche sul versante del programma di sviluppo rurale ma anche sul programma di sanità pubblica.

Con queste premesse è fondamentale per l’Italia impegnare con grande attenzione e prudenza le risorse che verranno dall’europa.

In Italia il Recovery Plan è stato denominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e si focalizza in particolare sulla Riforma fiscale (a partire dal Family Act e dalla Riforma IRPEF), sulla digitalizzazione e sulla transizione verde.

Per il momento in Italia sono state definite solo le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che sono state inviate alle Camere dal premier Giuseppe Conte. In questo senso anche la celerità degli interventi e l’impiego delle risorse in investimenti di sviluppo saranno importantissimi.

In questo senso sarà fondamentale anche evitare che i finanziamenti finiscano nella spesa ordinaria, per non annullare il vantaggio strategico delle risorse.