La Redazione

8 set 20203 min

L’amore ai tempi del coronavirus. Esiti relazionali post-lockdown

Potremmo chiamarla la goccia che ha fatto traboccare tutti i vasi: il lockdown di oltre due mesi che c’è stato tra marzo e maggio ha avuto un effetto deflagrante per le coppie già in crisi Ritrovarsi chiusi ventiquattrore al giorno ha fatto saltare gli equilibri già precari su cui si basava la convivenza generando discussioni, litigi o più banalmente una resa dei conti definitiva.Probabilmente l’amore era già finito da tempo, certo, ma case troppo piccole per viverci insieme tutto il giorno, ansie da controllare, nuovi spazi personali da reclamare per lavorare senza scontrasti, pasti da preparare conciliando gusti, diete ed esigenze diverse non hanno di certo aiutato. Se pensiamo inoltre a chi ha figli, immaginiamo ad esempio tutto quello che è stato stravolto anche rispetto alla loro gestione. La routine quotidiana è stata completamente cambiata e modificata da un giorno all’altro. Queste nuove “organizzazioni” hanno fatto emergere nelle coppie stabili delle fragilità. La lunga quarantena a casa ha quindi messo a dura prova tutte le relazioni, alcune più che mai.

In questi mesi molte coppie hanno contattato uno specialista per avviare un percorso di terapia, tuttavia dopo settimane di consulenze su Skype e WhatsApp i matrimonialisti hanno registrato richieste in crescita del 30 per cento.

Prima di depositare le carte della separazione dagli avvocati, quindi, tantissimi il tentativo lo hanno fatto, provando a darsi un ultima chance così da spingere sul tasto rewind e tornare indietro per far riemergere le motivazioni iniziali. Una scelta di maturità che purtroppo è andata anche sciupata, ricorrendo a professionisti non specializzati, magari a buon mercato, o intenzionati a far durare le sedute oltre il tempo necessario. Non è una tendenza italiana, siamo in linea con Inghilterra e Francia. Anche se ad aprire la pista era stata la Cina, dove a Xi’an a un certo punto gli uffici avevano dovuto mettere un tetto di 14 pratiche al giorno perché le richieste di divorzio erano diventate ingestibili. Qui da noi l’età media è di 44 anni per lei e 47 per lui, e i figli non bastano più a fare da collante. Ad agevolare il tutto nei giorni scorsi, infatti, il Consiglio nazionale forense (Cnf) ha dato la possibilità alle coppie di richiedere la separazione consensuale anche via mail, con delle vere e proprie udienze virtuali. Questa soluzione è stata adottata al momento dai tribunali per evitare assembramenti così come vogliono le regole di distanziamento sociale per il contenimento del contagio, è l’udienza virtuale nei casi di separazioni consensuali e divorzi congiunti, cioè per le procedure dove le coppie hanno già trovato una intesa sui termini anche pratici dell’addio. Analizzando inoltre gli ultimi dati istat sulle separazioni e sui divorzi in Italia nel periodo 1991-2018 i matrimoni finiti sono più che quadruplicati. C’è una ragione fisiologica nonché storica dietro questa crisi. La dimensione esclusiva della coppia è recente: fino a poco più di un secolo fa chi si sposava viveva in comunità aperte con fratelli, cugini e altre famiglie vicine, non in un piccolo appartamento isolato. E i due partner quasi mai si legavano per amore, un sentimento che solo da pochi decenni determina l’unione di due persone. Ecco perché tante coppie si confrontano con la fatica del amarsi per sempre arrivando prima o poi a un momento di blocco in cui uno o entrambi i partner non si sentono capiti e provano rabbia o inadeguatezza. La terapia di coppia tenta proprio di sbloccare questi cicli negativi e le tensioni a essi legate.