Paolo Baruffaldi

26 nov 20201 min

La Cassazione sul furto di files

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11959 del 2020 ha definitivamente sancito in termini inequivocabili la natura di beni mobili dei files informatici, enucleandone le ragioni con inedita sistematicità.

Secondo la Corte: "i dati informatici, contenenti files, sono qualificabili "cose mobili" ai sensi della legge penale e, pertanto, costituisce condotta di appropriazione indebita la sottrazione da un personal computer aziendale, affidato per motivi di lavoro, dei dati informatici ivi collocati, provvedendo successivamente alla cancellazione dei medesimi dati e alla restituzione del computer formattato".
 
Per la Suprema Corte, i files sono insiemi di codici numerici (o meglio, codici binari, in gergo nominati "bit" dall'acronimo inglese di binary digit) tra loro collegati che occupano uno spazio più o meno esteso nei sistemi predisposti per la loro conservazione e archiviazione, in grado altresì di subire operazioni quali la creazione, la copiatura e l'eliminazione, tecnicamente registrate o registrabili dal sistema operativo. In particolare la Corte ha evidenziato che i files, per loro natura, si possoni facilmente trasferire da un supporto informatico ad un altro, mantenendo inalterati i propri connotati strutturali.