Paolo Baruffaldi

4 feb 20211 min

La prescrizione quinquennale della cartella Inps

La Cassazione, con Ordinanza numero 31010 del 2019, ha stabilito che: "se nell'arco dei cinque anni dalla notifica della cartella non si procede alla riscossione coattiva o non viene notificato un atto interruttivo della prescrizione il credito si prescrive ed è strumento idoneo a far valere l'intervenuta prescrizione anche l'opposizione all'esecuzione di cui all'art. 615 c.p.c. (in combinato disposto con l'art. 618-bis c.p.c. in materia di previdenza), che tende a contestare l'an dell'esecuzione e, come è noto, uno dei «vizi » che giustificano il ricorso all'art. 615 c.p.c. è proprio l'intervenuta prescrizione del credito successiva alla formazione del titolo."

La Corte d'appello aveva correttamente respinto l'impugnazione dell'INPS avanzata nei confronti della sentenza di primo grado che aveva accolto l'opposizione della socia di una S.a.s a una cartella esattoriale perché prescritta. Infatti tra il momento della notifica alla società del verbale di accertamento e quello della notifica della cartella di pagamento erano trascorsi dieci anni.

La Corte quindi aveva correttamente disatteso l'eccezione di prescrizione decennale avanzata dell'INPS ai sensi dell'art. 2953 c.c il quale dispone che: "I diritti per i quali la legge stabilisce una prescrizione più breve di dieci anni, quando riguardo ad essi è intervenuta sentenza di condanna passata in giudicato, si prescrivono con il decorso di dieci anni."

La Suprema Corte di Cassazione principio già sancito dalle SU n. 23397/2016, il quale sancisce che, se nei cinque anni successivi alla notifica della cartella l'Istituto Nazionale di Previdenza non procede alla riscossione coattiva del credito previdenziale o non provvede a notificare alcun atto interruttivo il relativo diritto cade in prescrizione.