La Redazione

2 gen 20214 min

Un canto della Valle

“Le casette bianche in cima ai monti / l’acqua chiara che passa sotto i ponti / l’aria tersa che pulisce i polmoni / il Serio e la quiete dei laghetti / la pace nel verde dei prati e dei boschetti / i bei colori delle ve- getazioni [...] chi ha creato la Val Seriana è un grande pittore / è un paradiso che è lì
 
da ammirare”.
 

C’è la poesia di un affresco d'autore nel- le strofe in rima della canzone “In Val Se- riana”, scritta anni fa dal maestro Gianni Locatelli e da Elia Merelli e reinterpretata, ad aprile 2020, dal quintetto Aghi di Pino. È un inno alla Valle a tutto tondo e in un frangente complicato come quello della
 
pandemia, il gruppo, nato nel 2010, ha fat- to suo il ricco repertorio di melodie del- la tradizione folkloristica bergamasca percercare di regalare un momento di serenità e buonumore.
 
Solo chi conosce profondamente un luo- go ne sa apprezzare tutte le caratteristiche ed è in grado (o addirittura sente il biso- gno) di (de)cantarne le lodi. Non è quin- di un caso che, per esempio, il cantautore bergamasco Luciano Ravasio canti alle “Montagne de Bèrghem” che “per chi vi capisce, voi siete il paradiso”. Un paradiso che ha dato origine a molte canzoni.
 
Se è pur vero che un grande interprete sa trasmettere da solo il senso di una bella canzone, a prescindere da autore e luogo di esecuzione, è inne- gabile come ci sia un’emozione innegabile nell’ascoltare il Coro ANA Val di Scalve che armonizza sulle note de La Verde Valle. Per il coro, nato del 2005 dalla pas- sione per il canto di alcuni amici alpini e che ora riunisce gli alpini di Vilminore, Azzone, Schilpa- rio e Colere, l’aggiunta di questa canzone al repertorio fu una scel- ta obbligata, visto che il maestro Kurt Dubiensky la compose «con la Val di Scalve in mente e nel cuore».
 
Dubiensky ha dato molto alla cultura musicale della ValSeria- na. Oltre ad aver dato un contri- buto fondamentale alla nascita del Coro Idica di Clusone ed esserne stato direttore per ben quarant’anni, molte delle sue composizioni sono caratterizza- te dall’amore per la montagna e per le sue tradizioni musicali. Un amore espresso anche attraverso la documentazione di canti popo-
 
lari e montanari, in cui spesso si ritrova anche la gioia di trascorre- re tempo e cantare insieme.
 
“Abbiam nei nostri cuori / la gioia di cantar / ed un bicchier di vino / noi non lo rifiutiam [...] dalle alte vette / felici salutiam / abbiam lo sguardo fiero / la sem- plicità / ed una stella alpina / per chi la chiederà”
 
Dubiensky, di origine ebrea, fuggì da Vienna all’inizio del se- condo conflitto mondiale, trovan- do rifugio in ValSeriana. Amavatanto la sua terra d’adozione e ben sapeva che dietro l’apparente riservatezza della gente di monta- gna, si nasconde una vera passio- ne per l’allegra compagnia.
 
Non è perciò un caso che La Verde Valle sia stata ripresa da tanti cori, fra cui anche il Coro “La Presolana”, nato nel 1999 grazie alla gioia del cantare insie- me di un gruppo di amici di pa-
 
VAL 27 SERIANA & SCALVE MAGAZINE
 
esi della Conca della Presolana. Nel suo repertorio, il Coro non fa mancare interpretazioni della tradizione montana, come un’al- tra opera in cui trionfa l’allegria di trascorrere il tempo insieme, la celeberrima Maslana.
 
“Mentre io accendo il fuoco - recita una strofa - prepara il desi- nar / metti il basgiotto in tavola, non lo dimenticar / già pronta è la polenta, vieni a vederla fumar / Mangia, mangia, mangia, man- gia, / bevi, bevi, bevi, bevi / e poi comincia a ballar”.
 
Maslana è un vero e proprio inno alla convivialità. Fu com- posta da Arnaldo Capra, per tut- ti “Dino l’Alpino” e dedicata al pittoresco borgo a monte dell’a- bitato di Valbondione dove spes- so saliva. Nessuno meglio di lui ha saputo raccontare “le baite al sole d’or” che si raccolgono in una “gran festa di colori”, trasmettendo le emozioni del ritrovarsi insieme, attorno ad una polenta fumante, per poi ballare gioiosamente su un prato al suo- no di un’armonica.
 
Quella del canto di montagna è insomma una tradizione viva e vivace, cui la ValSeriana ha dato lustro immortale anche con l’esperienza del “favoloso Coro INCAS” di Fiorano al Serio. Era una formazione a cappella di voci virili fondata nel 1949 dal mae- stro Mino Bordignon, che aveva rivestito (fra gli altri) il ruolo di direttore artistico della celeberri- ma casa discografica “La voce del padrone”. L’Incas, in quarant’an- ni di attività (fu definitivamente sciolto nel 1989) ha letteralmente impressionato il mondo. Come scrisse nel 1977 il grande diret- tore d’orchestra Gianandrea Ga- vazzeni, «a testimoniare questa realtà stanno i successi ottenuti e la fama in Europa, nelle Ameri- che, ovunque».
 
E quando le emozioni non han- no voce, ecco canzoni scritte ap- posta per ispirare contemplazio- ne, silenzio e preghiera:
 
“Sono solo nel silenzio / le Montagne sono mute [...] La mia voce non ha suono / s’è perduta tra i venti / e non voglio ricordare / chi non volle il mio amore / Ma- donnina, aiutami”.
 
Sono alcuni versi del brano “Madonnina dei Campelli”. È uno dei cavalli di battaglia del Coro Idica (eseguito anche davan- ti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella), una poesia del poliedrico artista schilpariese Tomaso Pizio poi musicata dal maestro Dubiensky. È dedicata alla statua bronzea della Madon- nina, opera di Pizio, che la dedicò agli sportivi. La volle posta nella Conca dei Campelli di Scalve, sotto il severo sguardo del Cimon della Bagozza e del massiccio della Concarena: un paesaggio la cui sublime imponenza non può che ispirare un moto riflessivo. In tutti i brani resta un sottile, unico, immortale refrain: l’eco delle no- stre Magnifiche Valli.