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I dolori del giovane Bitcoin


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“Questo matrimonio non s’ha da fare” ha sentenziato la SEC (l’autorità per la vigilanza sui mercati finanziari a stelle e strisce) l'11 marzo di fronte alla proposta dei fratelli Winklevoss circa la possibilità di quotare sul mercato regolamentato uno strumento finanziario ETF legato al Bitcoin. Le motivazioni dietro questo rifiuto sono comprensibili. Il Bitcoin è scambiato su mercati di fatto non regolamentati e questo aumenta di molto il rischio di pratiche manipolative o addirittura fraudolente. Il timore della SEC è in sostanza che il Bitcoin non sia pronto ad essere incluso nei circuiti della finanza “tradizionale” pur essendo un' interessante prospettiva per il futuro. La decisione ha avuto un impatto notevole sul prezzo della valuta che prima della sentenza era arrivata addirittura sopra i 1300 dollari (quotava addirittura ad un prezzo maggiore di un’oncia d’oro) facendole perdere oltre il 20%, poi rapidamente recuperato. Ma le implicazioni vanno molto oltre le apparenze. La concreta possibilità che la criptovaluta avesse accesso ai mercati finanziari regolari e fosse quindi aperta all’afflusso di capitali enormemente superiori ai 20 miliardi che oggi capitalizza in totale avrebbe dato origine ad un circolo virtuoso che l’avrebbe portata ad incrementare la propria liquidità e quindi stabilità . Non ha certo giovato il precedente cinese con il blocco ai prelievi sui principali circuiti ,“ufficialmente” introdotto per evitare che venissero usati per esportare capitali all’estero, e che, de facto, ha congelato il mercato principale della criptovaluta, quello cinese appunto.La SEC tuttavia non ha ancora finito di occuparsi di Bitcoin. Mentre i fratelli Winklevoss proponevano una struttura ETF simile a quella di cui si avvale il noto SPDR Gold Trust (compreso il meccanismo di creation redemption in kind) e prevedevano di impiegare Gemini, la loro borsa Bitcoin, per fissare il prezzo della criptovaluta stessa, sono ora al vaglio SEC altre due proposte.

Quella di SolidX,sulla quale la commissione si pronuncerà entro il 30 marzo, introduce una struttura ETF che prevede una sorta di assicurazione nel caso il sistema subisca un attacco o un qualsivoglia problema di sicurezza. Questa sarebbe ottenibile tramite la semplice criptatura dell’infrastruttura blockchain e, altra differenza rispetto alla proposta dei Winklevoss, tramite l’impiego di multiple borse Bitcoin, anziché una sola proprietaria, per fissare il prezzo della valuta. Anche in questo caso si manterrebbe un meccanismo creation redemption in kind imprescindibile per qualsiasi ETF.

La terza proposta, è quella di Grayscale, che darebbe vita ad un ETF a partire da un prodotto già esistente e quotato. Si tratta di un fondo chiuso negoziato OTC che detiene Bitcoin e richiede una coefficiente di spesa intorno al 2%.Naturalmente per la sua natura di fondo chiuso spesso il prezzo si discosta notevolmente dal valore degli asset sottostanti. L’idea sarebbe quella di trasformare in ETF questo prodotto associandovi il cruciale meccanismo di creation redemption in kind.

Indipendentemente da quanto accadà , il matrimonio tra la forma di investimento di maggior successo dagli ultimi 20 anni , l'ETF,e il Bitcoin sembra solo rimandato.


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