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Pier Carlo Padoan: “Serve una crescita inclusiva”


“Stiamo andando nella direzione giusta, a velocità un po’ superiore a quella attesa, ma ancora certo non soddisfacente, ma sono sicuro che la crescita sarà migliore delle previsioni perché incomincerà ad agire l’impatto delle misure strutturali che sono state adottate negli ultimi tre anni”. Così, Pier Carlo Padoan, ministro dell'economia e delle finanze, intervenuto oggi pomeriggio al Festival dell’Economia di Trento. Intervistato da Alberto Faustini, direttore del Trentino e dalla giornalista Valentina Romei del Financial Times, Padoan ha tracciato un quadro a 360 gradi sull’attuale momento della politica italiana ed internazionale cominciando dalla manovra economica correttiva che il Governo si appresta a varare.

"Il mio obiettivo è offrire al Paese conti sempre più in ordine e spazi di utilizzo delle misure delle risorse pubbliche per sostenere la crescita. Una crescita – ha detto il ministro – che deve essere inclusiva, ovvero in grado di incidere sugli impatti distributivi delle misure e pensare anche a chi ne resta escluso, altrimenti l’aumento delle disuguaglianze inciderà sulla crescita dei redditi".

Parlando di Europa il ministro ha evidenziato come il nodo politico sia quello di avere sufficiente fiducia reciproca e condivisione del rischio. Perché i rischi non possono che essere collettivi. "Se si continua in questa direzione c'è poca speranza. L'Europa - ha aggiunto - deve servire a rendere il processo d'integrazione più facile, non a essere tutti uguali. Ogni Paese deve sfruttare le proprie specificità culturali. Per la crescita serve un'economia integrata in Europa, apertura al sistema globale e innovazione tecnologica. La voce dell’Italia in Europa è forte se è forte la capacità dell’Italia di rispettare gli impegni".

Non sono mancati i temi internazionali, da Trump alla Brexit. “Un’occasione - secondo Padoan - per rilanciare una visione comune europea e per tagliare fuori le tentazioni di protezionismo. Il protezionismo è sbagliato come atteggiamento e controproducente come risultato. Quello che preoccupa, dell’amministrazione Trump, è l’unilateralismo delle decisioni”. “Sui flussi migratori – ha aggiunto il ministro - l'Europa è in grande ritardo. Il problema è globale, ma fino adesso è stato gestito in termini emergenziali. L'Europa potrebbe perdere la propria identità se non riesce ad affrontare questa sfida”.

Parlando infine dei conti delle regioni, il ministro ha evidenziato come in Trentino e in Alto Adige non ci siano particolari criticità, ma anzi vi siano best practice. Ci sono altri casi, purtroppo, nel Mezzogiorno in particolare - ha aggiunto - di cui non posso dire la stessa cosa".


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