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Amundi amplia la gamma su ETFplus con sei nuovi ETF


Amundi amplia l’offerta su Borsa Italiana con ETF settoriali su energia, finanziari, REITS e beni di lusso ma anche due esposizioni dedicate alle large cap italiane e alle società statunitensi che decidono di impiegare la liquidità in eccesso per operazioni di buy back sulle proprie azioni in circolazione.

Amundi MSCI World Energy UCITS ETF, valuta base EUR e 176 milioni di euro in AUM, arriva su ETFplus con una commissione annua dello 0.35% in linea con quella dei concorrenti sul medesimo benchmark NTR: DB X-TRA MSCI WLD ENERGY UCITS ETF DR, replicante fisico che adotta il securities lending (base USD e oltre 344 milioni di euro di AUM), offe infatti un TR di 0.30% p.a. pari a quanto richiesto dal LYXOR UCITS ETF MSCI WORLD ENERGY (base EUR e 166 milioni di euro in AUM) che condivide con il prodotto Amundi la replica sintetica dell’indice di riferimento. I tre prodotti elencati capitalizzano gli eventuali dividendi. L’allocazione geografica, pur prendendo in considerazione 23 paesi, ha un netto focus su USA 57%, UK 16.6% e Canada 12% ( quasi l’80% ) del portafoglio e mostra esposizioni solo minime a Francia (5%) e Italia (2.3%). L’allocazione è improntata sulla tradizionale filiera OIL & Gas (ricordiamo per le rinnovabili esistono prodotti dedicati) con il segmento integrated che copre oltre la metà del portafoglio. Lo 0.35% p.a. è anche il livello commissionale prescelto per Amundi MSCI World Financials UCITS ETF, settoriale sintetico che investe in titoli finanziari (come tali definiti dalla classificazione GICS) a livello internazionale ma limitando il campo a 23 paesi sviluppati e alle sole large e mid cap come da policy MSCI. L’allocazione mostrata oggi dall’indice è la seguente: Banks 53.23%, Insurance 21.88%, Capital Markets 16.31%, Diversified Financial Services 5.57%, Consumer Finance 2.67%, Mortgage Real Estate Investment Trusts (REITs) 0.25%, Thrifts & Mortgage Finance 0.09%. Anche in questo caso la dimensione internazionale dell’indice, pur vasta sulla carta, si concentra su pochi paesi con gli Stati Uniti al 48.08%, Canada 8.01%, UK 8%, Giappone 6.17% Australia 5.63% e altri 24.09%. Su ETFplus, il nuovo ETF di Amundi condivide il benchmark con il replicante sintetico LYXOR UCITS ETF MSCI WORLD FINANCIALS (base EUR AUM a quota 64.8 milioni di euro) che viene offerto allo 0.30% annuo con capitalizzazione dei proventi e con il DB X-TRA MSCI WLD FINANC UCITS ETF DR (in USD con 350 milioni di euro in AUM) replicante fisico che pratica prestito titoli offerto al pubblico ad un TER annuo dello 0.30%. Anche questi tre prodotti capitalizzano eventuali dividendi. Altro replicante sintetico è l'AMUNDI FTSE EPRA Europe REAL ESTATE che punta invece ad affiancare su Borsa Italiana l'AMUNDI INDEX FTSE EPRA NAREIT GLOBAL UCITS ETF DR (C), questa volta però con focus sull'equity real estate europeo (FTSE EPRA/NAREIT DEVELOPED EUROPE). L'indice comprende dunque Real Estate Investment Trusts (REITs) e Real Estate Holding & Development companies per un'esposizione geografica primariamente concentrata vero i mercati a maggiore crescita ossia UK 28%, Germania 23%, Olanda 11.5%, Francia 10%, Svezia 8%, Svizzera 5% (l'Italia raggiunge lo 0.5% del portafoglio). Il prodotto richiede come i precedenti un TER pari allo 0.35%, meno del Lyxor FTSE EPRA/NAREIT Developed Europe UCITS ETF (TER 0.40%), replicante anch'esso sintetico che opta però per la distribuzione dei proventi ma appena più oneroso del concorrente fisico a capitalizzazione FTSE EPRA/NAREIT Developed Europe Real Estate UCITS ETF (DR) 1C, che richiede un TER pari allo 0.33% annuo. Il mercato immobiliare è notoriamente poco correlato con altre asset class e, come sostiene anche l'index provider, costituisce una possibile fonte di diversificazione del rischio.

L’asset manager francese quota anche Amundi S&P Global Luxury UCITS ETF, uno strumento in valuta base EUR, che propone esposizione a titoli di società produttrici o distributrici bi beni o servizi di lusso. L’allocazione copre tutto lo spettro delle capitalizzazioni ma è oggi fortemente improntata sulle large cap. L'indice abbraccia entrambi gli universi investibili conosciuti come consumer staples e consumer discretionary, con naturalmente una percentuale di gran lunga superiore ( 80%) dedicata alla seconda visto il focus sui beni di lusso. La composizione geografica, che tra i 12 paesi ricomprende sia sviluppati che emergenti, vede le maggiori percentuali suddivise tra Stati Uniti 38.2% , Francia 16.2%, Germania 13.1%, Regno Unito 10%, Svizzera 6.1%, Hong Kong 5.4% e solo il 3.5% all’Italia che contribuisce così con 8 componenti alle 80 che costituiscono l’indice. Le top ten holdings evidenziano la composizione settoriale naturalmente molto eterogenea di questo particolare prodotto, che investe nell’automotive con Daimler AG, BMW e Tesla come nell’abbigliamento sportivo firmato NIKE, nella cosmesi di alta gamma a marchio Estee Lauder, nelle aziende che operano in diversi settori mantenendo sempre e comunque un carattere elitario per i propri prodotti, come nel caso di LVMH-Moet Vuitton. L’ETF, che si propone al pubblico con spese correnti allo 0.25% annuo ed AUM oltre i 150 milioni di EUR, è, come per gli strumenti visti sopra, un altro esempio di replicante sintetico unfunded che reinveste eventuali dividendi. Amundi FTSE MIB UCITS ETF diventa invece lo strumento più cheap quotato su Borsa Italiana per esporsi alle 40 large cap che compongono l’indice FTSE MIB gross return(tra 0.33% e 0.35% i TER finora richiesti per l'esposizione all'indice NTR e Gross Return) con solo lo 0.18% annuo richiesto per una replica sintetica a capitalizzazione dei proventi. L'esposizione è notoriamente focalizzata sul settore bancario/finanziario. Prima di trattare l'ultimo prodotto, è bene ricordare che quando si opta per un investimento settoriale conviene ponderare la scelta in base alla ciclicità o non ciclicità dell'industria prescelta: i settori ciclici, come appunto beni di lusso e finanziari tendono a sovraperformare in fasi espansive mentre sottoperformano in quelle recessive, un comportamento diametralmente opposto a quello evidenziato ad esempio dai petroliferi o dai farmaceutici, anticiclici che risultano fondamentali e pertanto "difensivi". L'asset manager con sede a Parigi aggiunge alla gamma prodotti negoziata in Italia anche Amundi S&P 500 Buyback UCITS ETF che per un TER dello 0.15% annuo offre esposizione allo S&P 500 Buyback Index NTR, un sotto indice che individua, tra le componenti del noto benchmark equity statunitense, le società che hanno operato le più vaste operazioni di buyback sui propri titoli azionari. Le 100 aziende con i più alti buyback ratio (rapporto riacquisto azioni proprie) registrati nei 12 mesi precedenti sono equipesate al fine di annullare l’influenza del fattore capitalizzazione (di mercato) andando quindi a porre in risalto lo sforzo di società che, grazie a fondamentali robusti e redditività, decidono di chiudere parte dei finanziamenti, in taluni casi, sfruttando pure un’eventuale sottovalutazione a parte del mercato e creando valore per gli azionisti rimanenti. Semplificando, si potrebbe considerare l’impiego di liquidità in eccesso per operazioni di buy back come un approccio quality ed in taluni casi value. Lo strumento arriva pertanto sul mercato in un momento particolarmente indicato con le borse mondiali che incontrano forti ribassi e la volatilità che torna a livelli importanti, offrendo valutazioni fondamentali proprio quando anche nel factor investing si evidenzia una chiara tendenza verso questi posizionamenti a scapito del growth, padrone indiscusso nella seconda metà dell’anno passato. Lo strumento, sul mercato in valuta base EUR, con in dote 53.1 milioni di euro e un TER dello 0.15% annuo, adotta anch’esso la replica sintetica ed è a capitalizzazione dei proventi. Notiamo che Amundi offre sul mercato italiano anche AMUNDI ETF MSCI EUROPE BUYBACK UCITS ETF, strumento che replicando il MSCI Europe Equal Weighted Buyback Yield, propone lo stesso approccio visto sopra ma con focus europeo. I paesi più virtuosi, in termini di buy back ratio secondo quanto si evince dalla composizione geografica di questo ETF, sono la Francia con il 25.5%, il Regno Unito al 19.56%, Svizzera 11.9%, Spagna 11.79% e Danimarca 11.64% mentre per incontrare l’Italia bisogna scendere fino all’1.51% del portafoglio, la metà del peso attribuito alla Germania (3%). Amundi ETF ha registrato un crescita organica del 50% nel solo 2017 con masse in gestione ormai a 38 miliardi di euro.


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