Bandiera a mezz'asta per Vanguard: John C. Bogle si è spento all'età di 89 anni
Il ribelle fondatore di Vanguard, ci lascia un mondo dove la consapevolezza è l'unico strumento davvero imprescindibile per investire
“Sono l'uomo più fortunato del mondo”. Così si definiva John C. Bogle, nonostante una malattia cardiaca cronica che lo accompagnava da quando aveva 31 anni e che, dopo sette infarti, era arrivata fino a costringerlo al recente trapianto. Bogle era da molti considerato una delle personalità di maggiore importanza nel mondo della finanza, un innovatore ed un ribelle ma anche e soprattutto qualcosa di molto diverso dai fenomeni di Wall Street. A loro, allora intoccabili, diede anzi battaglia, inventando un nuovo concetto d'investimento, per l'epoca così contro corrente, da essere, come spesso capita, giudicato folle da chi ancora non era ancora in grado di capire (o non voleva farlo). Bogle era infatti uscito dall'università con una convinzione, peraltro già espressa nella sua tesi di laurea, quella che nessun gestore potesse fare meglio del mercato nel medio lungo termine perchè, asseriva, tra commissioni ed inutili compravendite di breve termine idonee solo a generare confusione, soltanto l'investimento passivo prolungato nel tempo avrebbe potuto garantire i migliori risultati. Certo, questo bisognava dimostrarlo. Per farlo, Bogle fu costretto ad agire di propria iniziativa, fondando negli anni settanta quello che oggi conosciamo come un colosso dell'asset management, Vanguard, il solo tra i big dimostratosi in grado di tenere il passo di BlackRock quanto ad AUM e flussi in ingresso sui suoi replicanti. Il nome scelto per la neonata società lasciava presagire la consapevolezza circa la portata della crociata che ci si apprestava a compiere. Bogle aveva infatti preso in prestito il nome della nave da guerra che impiegata dall'ammiraglio Nelson durante la campagna sul Nilo. Vanguard lanciò nel 1975 il primo fondo indicizzato al mondo, il First Investment trust (oggi Vanguard 550 Index Fund), una replica passiva dello S&P 500 che ebbe certo un grande successo ma soprattutto il grande merito di dimostrare la correttezza delle idee di Bogle, poi confermate negli ultimi 15 anni dai risultati degli ETF, moderna interpretazione della stessa replica passiva, risultati, nell'80% dei casi, più remunerativi delle controparti attive. Vanguard mantenendo oggi inalterato nella sua gamma ETF l'imprescindibile requisito di un profilo commissionale il più possibile contenuto e, proprio a tal fine, anche la stessa struttura societaria, per l'epoca rivoluzionaria, finalizzata ad eliminare ogni conflitto d'interesse con l'investitore. Diretta conseguenza di questa strategia è stata, negli anni, l'identificazione di Vanguard come game changer per eccezione nel mercato ETF con l'issuer alla costantemente alla ricerca di nicchie di mercato nelle quali è possibile un efficientamento dei costi e dunque margini per un ampliamento delle proprie quote, a spese dei concorrenti meno flessibili o più esosi. Laddove un abbassamento dei costi risulta possibile, ecco che Vanguard fa il suo ingresso sul mercato mettendo a dura prova le strutture preesistenti, proprio come potrebbe avvenire oggi in Europa dove l'issuer ha atteso la MIFID II per un ingresso massiccio. Oggi Vanguard porta avanti anche una nuova battaglia, quella contro le spese di negoziazione, fornendo anche la più grande e importante piattaforma per la compravendita di ETF basata sull'assenza di questi costi. L'operato di Vanguard si è fino ad oggi rivelato un impulso imprescindibile alla riduzione dei costi dell'investimento in ETF su scala globale come al loro efficientamento . Non è eccessivo sostenere che Bogle abbia cambiato per sempre il mondo degli investimenti e sia stato il principale responsabile della democratizzazione degli stessi come la conosciamo oggi. John C. Bogle, ci lascia con un avvertimento sugli imprevedibili mercati con i quali ci stiamo confrontando oggi: “cercate di ridurre le esposizioni azionarie sulle borse, vedo avvicinarsi delle nubi all'orizzonte”.
