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JP Morgan amplia la gamma su bond emergenti USD: superare l'home bias, con le dovute cautele


JP Morgan lancia un nuovo ETF su bond emergenti: superare l'home bias ma con le dovute cautele

I bond emergenti sono da tempo un'alternativa d'investimento molto apprezzata, tanto a causa dei rendimenti spesso negativi che bond ad alto merito di credito possono offrire oggi in un paese avanzato quanto per considerazioni implicite in merito allo stato favorevole del ciclo in alcuni di questi paesi. Come noto, questi tendono ad emettere debito governativo sia in hard currency che in valuta locale, con evidenti implicazioni su rendimenti e rischi connessi a queste obbligazioni. Qualora si opti per un'esposizione su questi bond in USD, anche all'indomani delle ultime dichiarazioni Fed per questo 2019 ormai al termine, il JP Morgan Emerging Markets Soverign Bond UCTS ETF, (IE00BJ06C937), denominato in USD, costituisce un'alternativa in grado di offrire esposizione ad un indice che prevede alcuni accorgimenti pensati apposta per un posizionamento più attento alle dinamiche del rischio. Già leader di mercato nell'indexing su bond emergenti, l'asset manager statunitense sceglie infatti di replicare fisicamente, in modo ottimizzato (la norma per le esposizioni emerging), la composizione dell'indice JP Morgan Emerging Markets Risk - Aware bond Index nella sua versione NTR (con un tracking error massimo di 200 bp) indice che crea il suo portafoglio scegliendo bond sovrani e quasi sovrani (ossia 100% garantiti o posseduti dall'entità sovrana) emessi in USD, questi con rating IG, inferiore o anche non assegnato. L'indice è creato a partire da una selezione sul parent JP Morgan Emergin Market Bond Global Dievresified Index, le cui componenti sono qui valutate in merito ad una logica multifattoriale (rule based) denominata Risk - Aware. Questa strategia identifica innanzitutto i titoli più liquidi all'interno del parent eliminando quindi le emissioni con maturity residua più ridotta (non sono ammesse maturity sotto i 2.5 y) e quelle con facial value più ridotto ( 1bl USD o più elevato). Una preventiva eliminazione di quelle obbligazioni i cui emittenti sono domiciliati in paesi che presentano elevati livelli di rischio, ossia mostrano spread relativamente più elevati, costituisce il secondo step, finalizzato quindi a limitare il country risk. Il terzo ed ultimo step consiste invece nel riallocare le esposizioni sui paesi rimasti al fine di generare una composizione stabile in termini di rischio spread per le sue componenti, siano queste IG che HY. Nella composizione dell'indice sono ammessi bond sia a tasso fisso e a tasso variabile. La composizione geografica mensile al 30/11, per le sole esposizioni superiori al 2%, è la seguente:Turchia 7,3% Brasile 6,4% Oman 5,2% Sud Africa 5,1% Ucraina 4,5% Repubblica Dominicana 4,5% Bahrain 4,3% Messico 3,8% Sri Lanka 3,8% Ecuador 3,6% Indonesia 3,4% Arabia Saudita 3,2% Russia 2,8% Qatar 2,7% Filippine 2,5% Cina 2,4% Colombia 2,3% Kazakistan 2,1% Giamaica 2,0% Azerbaigian 2,0% Emirati Arabi Uniti 2,0% Egitto.

In termini di rating, osserviamo in data 30/11 le seguenti principali rilevazioni: per il 59% del portafoglio si evince un rating inferiore a BBB, il 25% mostra una valutazione BBB, mentre le valutazioni di maggiore solidità interessano quote del 9.1% per A e 5.1% per AA. Lo strumento arriva sul segmento ETFPlus nella sua versione a capitalizzazione e prevede una commissione onnicomprensiva annua prevista pari a 39 punti bp. Questo fondo è già presente sul listino italiano nelle versioni USD a distribuzione e in quella con copertura dal rischio cambio.


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