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Multinazionali del web, ricavi in aumento ma tasse non pagate

L’economia del web in controtendenza rispetto a quella tradizionale, proseguendo la sua tendenza positiva con incrementi a due cifre. Tra questi svetta ormai in classifica Amazon che nella prima metà del 2020 ha fatturato 146,3 miliardi di euro, il 33,5% in più rispetto ai 109,6 miliardi del corrispondente periodo del 2019, doppiando i fatturati di Microsoft (70,7 miliardi rispetto a 67) e Google (65 miliardi contro 57,2). I dati sono stati raccolti dall'area studi Mediobanca, che evidenzia come questi servizi anche in fase di lockdown (e-commerce, food delivery, fintech) continuino a crescere. Queste nuove realtà, si fa per dire, per la loro natura multinazionale, sono in grado di ottimizzare il pagamento delle tasse, destinandone di fatto solo in parte agli stati. Secondo lo studio, che censisce i 25 maggiori gruppi del web e del software, il risparmio fiscale degli ultimi cinque anni, secondo Mediobanca, è di circa 46 miliardi, corrispondente ad un tax rate effettivo del 16,4%. Più precisamente, Microsoft ha ottenuto un risparmio fiscale di 14,2 miliardi, Google di 11,6 miliardi e Facebook di 7,5 miliardi. In totale in Italia, lo scorso anno risulta che il mondo dei colossi del web, abbia pagato tasse per soli 70 milioni. Una cifra notevole che manca agli introiti delle tasse per i Paesi in cui operano i colossi del web. Solo a considerare i primi tre per capitalizzazione (Microsoft, Amazon e Google) valgono quanto il Pil della Germania. Gli operatori tradizionali da questa situazione si trovano un po’ alle corde, considerando il settore online, i ricavi derivanti dal commercio, nei primi tre mesi erano aumentati del 21,1%, e addirittura nei tre mesi successivi, in piena emergenza sanitaria, sono cresciuti del 40,4%. Anche il fintech con gli strumenti elettronici, si è incrementato del +21,5% nel primo trimestre e del +30,5% nel secondo. Tra questi dati spicca particolarmente la consegna di cibo a domicilio, che passa dal +1,7% al +29,8%. Ma anche Nintendo, il gruppo giapponese dei giochi, ha fatto al sua parte, con ricavi in aumento del 71,5% e i profitti del 303,4%. Le società più colpite sono state tutte le attività legate alla mobilità e al turismo: (-47,4%) i ricavi da aprile a giugno della mobilità condivisa; -74,9% le entrate di viaggi e prenotazioni online. Infatti Booking (-20,3%) e Expedia (-18,8%) sono le società che hanno pagato il prezzo più alto. Tra l’altro i giganti del web, anche in Borsa hanno avuto anche una performance positiva del 30,4%, contro il -6% delle multinazionali manifatturiere. Per capitalizzazione, vince Microsoft a circa 1357 miliardi di dollari, seguita da Amazon a 1345 miliardi di dollari, poi Alphabet/Google con 852 miliardi di valore di mercato. Anche in Cina si distinguono nei primi nove mesi Meituan Dianping (+128,8%) e JD.com (+110,9%), con un incremento a tre cifre. Nella lista delle aziende che diminuiscono, c’è anche Automatic Data Processing (-21,7%). Le aziende del web e del software sono diventate grandi in poco tempo, basti pensare che negli ultimi cinque anni hanno avuto un incremento del +118,3%, mentre le classiche multinazionali manifatturiere solo del +10%. In più, gli utili dei colossi del web, sono aumentati in media, dal 2015 al 2019, al ritmo del 24,1% all'anno, mentre l'industria tradizionale ha avuto un incremento del +0,6% l'anno. I 25 gruppi analizzati da Mediobanca, complessivamente, hanno superato i mille miliardi di giro d'affari, totalizzando 146 milioni di utili netti e una liquidità di 520 miliardi di dollari.

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