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Quanto è grave questa crisi secondo l'FMI

Il Fondo monetario Internazionale prevede che il 2020 sarà un anno di grave contrazione dell’economia mondiale, sia per le economie avanzate che per quelle in via di sviluppo.

Secondo il direttore generale dell'FMI quella in corso sarà la più grave crisi economica dalla Grande depressione del 1929, con una brusca contrazione della crescita globale nel 2020, seguita da una parziale ripresa nel 2021, a condizione che l’epidemia sparisca nella seconda metà dell’anno. Le analisi diffuse in queste settimane dallo stesso Fmi e da altri istituti e banche d’affari hanno già individuato i settori economici più colpiti dalla sospensione delle attività economiche e sociali imposta dagli sforzi per contenere il contagio: commercio al dettaglio, ricezione, turismo, trasporti. Con conseguenze particolarmente pesanti, sottolinea il Fondo, per i lavoratori autonomi e i dipendenti delle piccole imprese. Per i più importanti istituti di statistica e ricerca il Pil mondiale scenderà del 2,8% nel 2020 e del 7% nei soli primi sei mesi dell'anno. Per l’Eurozona la contrazione sarà rispettivamente del 5,1 e del 10%. Un report della Wto ha previsto una contrazione del commercio mondiale tra il 13 e il 32%. Al culmine della crisi finanziaria nel 2009, gli scambi mondiali si erano contratti del 12,5%.

Anche dal punto di vista dell’Organizzazione internazionale per il lavoro sono previsti «effetti devastanti» sull’occupazione: la crisi potrebbe ridurre il numero di ore lavorate nel mondo del 6,7% nel secondo trimestre del 2020, equivalenti a 195 milioni di lavoratori a tempo pieno», si legge nel rapporto diffuso il 7 aprile. Quattro lavoratori su cinque (81%) nel mondo sono coinvolti dalla chiusura totale o parziale delle attività produttive. L’Fmi detta una ricetta in quattro punti per reagire alla pandemia. In primo luogo, occorre continuare con le misure di contenimento e il sostegno dei sistemi sanitari. Occorre quindi dare precedenza alla spesa sanitaria per test e apparecchiature mediche, pagare medici e infermieri, assicurare che ospedali e cliniche possano funzionare. Per molti Paesi, in particolare quelli emergenti e in via di sviluppo, questo significa ridistribuire attentamente risorse pubbliche limitate. Al tempo stesso occorrerà ridurre al minimo le interruzioni delle catene di approvvigionamento e astenersi dall’imporre restrizioni sull’esportazione di forniture mediche e alimentari. Già durante la fase di contenimento, sottolinea il Fondo, andrà pianificare la ripresa, con un’attenta valutazione del momento giusto per attenuare gradualmente le restrizioni, in base a chiare prove che l’epidemia inizia a scomparire. Sarà nella fase in cui l’attività economica inizierà a stabilizzarsi, che sarà più importante che mai intervenire con misure coordinate per sostenere la domanda. I Paesi con maggior spazio di bilancio dovranno fare di più. Quelli con risorse limitate, avranno bisogno di più supporto.

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