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A che punto siamo con la spesa nella sanità in Italia?

La sanità da mesi è al centro dell’attenzione per la pandemia da coronavirus. Ma cos’è successo alla spesa sanitaria negli ultimi anni? Per prima cosa si deve dire che non ci sono stati tagli veri e propri. In termini assoluti, la spesa pubblica per la sanità è cresciuta negli ultimi anni. I dati ci dicono che i miliardi spesi nel 2019 sono stati 114,5, con una crescita di 900 milioni rispetto all’anno precedente. Nel 2017 il finanziamento statale era stato di 112,6 miliardi, nel 2016 di 111 e nel 2015 di 109,7. Proprio il 2015 era stata una delle poche occasioni in cui la spesa era diminuita rispetto all’anno precedente, quando era stata di 109,9 miliardi di euro. L’altra era stata in piena crisi, quando, tra 2012 e 2013, era stato tagliato un miliardo di euro, andando da 108 a 107 miliardi di spesa. Un argomento che solitamente viene portato da chi sostiene che le risorse si sono ridotte è quello dell’inflazione. In sostanza: le risorse sono cresciute, ma è diminuito il valore delle cose che si potevano comprare con quelle risorse. Ad esempio, l’Osservatorio della Fondazione Gimbe fa notare che nel decennio 2010-2019 il finanziamento pubblico del Ssn è aumentato complessivamente di 8,8 miliardi di euro crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,07%. Il concetto è chiaro: i governi non hanno tagliato la spesa, ma ci ha pensato l’inflazione a ridurla. Da un lato c’è il tema della spesa rispetto al Pil. Fino al 2009 la spesa sanitaria in percentuale sul Prodotto Interno Lordo è quasi sempre aumentato passando secondo l’Ocse dal 5,3% del 1989 al 7% del 2010. Come è del resto comprensibile in un Paese in veloce invecchiamento. E come è accaduto in altri Paesi industrializzati. In Francia si è passati dal 6,1% del 1990 all’8,6% del 2010, in Germania dal 6,6% del 1988 al 9,2% sempre del 2010. Il problema è che poi ci si è fermati, e prima di avere raggiunto i livelli dei nostri vicini. Anzi, c’è stato un leggero calo. Dal 7% la percentuale di spesa sanitaria sul Pil è diminuita al 6,5% del 2018, mentre in Francia e Germania è cresciuta rispettivamente al 9,3% e 9,5%. In sostanza lo Stato aumenta la spesa sanitaria a un ritmo più lento della crescita del Pil, crescita che è comunque piuttosto asfittica. Un altro tema sono i cambiamenti relativi alle previsioni di spesa fatte dei vari Documenti economia e finanza e nelle varie leggi di stabilità negli anni. Un Decreto Ministeriale del giugno 2017 ha ridotto, per esempio, rispetto a quanto già stabilito, il finanziamento per il 2017 stesso di alcune centinaia di milioni, 423 per l’esattezza, e di 604 milioni per il 2018. Il 2019 era destinato a vedere una spesa sanitaria di 120,1 miliardi secondo il Def 2015, scesi a 118,5 nel Def 2016 e a 115 nella legge di stabilità di fine 2016. Dopo una risalita a 116,1 nel Def 2017 nel decreto del giugno 2017 c’era stata un’altra decurtazione, fino a 114,4 (miliardi 100 milioni in meno di quanto segnalato sul sito del ministero della sanità), che era rimasta la cifra poi stanziata alla fine, nonostante un aumento nel Def 2018 poi rimangiato al momento dell’approvazione della finanziaria di fine anno. Nel Def 2019 c’è stato un incremento a 118,1 miliardi, sempre per il 2019, ma a anno iniziato. Nel tempo quasi sempre i propositi di spesa sono stati ridimensionati, probabilmente a causa di una crescita del Pil più bassa del previsto, ma è vero anche che dal 2015 in poi da un punto di vista matematico non ci sono state diminuzioni della spesa da un anno all’altro.

Però, non si può fare a meno di notare che il Servizio sanitario nazionale tra il 2010 e il 2017 (ultimo anno con dati disponibili) ha registrato una riduzione di 42.861 unità di personale (-6,7%). Il Ssn conta su 603.375 persone, i medici erano 101.100 (-5,9% rispetto al 2010) e il personale infermieristico 253.430 (-3,9%).

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