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Come agire di fronte alla paura

È un emozione che tutti noi abbiamo in qualche modo sperimentato, talvolta proteggendoci da situazioni potenzialmente pericolose, talaltra impedendoci di vivere appieno meritevoli esperienze di vita. Le paure molto spesso originano da un luogo remoto, sconosciuto, invisibile. Simboliche o reali che siano, da quell’oscurità prendono forza. Il primo obbiettivo dunque è conoscerle, portarle alla luce. Diventare consapevoli dei propri “trigger” cioè gli stimoli che fanno scattare la nostra risposta emotiva è importante. Nel caso della paura è molto importante saper distinguere le minacce soggettive, dovute alla nostra immaginazione, ai nostri fantasmi interiori o a una percezione alterata della realtà, da quelle oggettive e cioè legate ad un pericolo reale, concretamente dimostrabile. Sappiamo anche, tuttavia, che situazioni immaginate possono essere percepite come assolutamente reali dalla nostra mente. Gli stimoli capaci di spaventarci sono quindi potenzialmente infiniti, ma convengono verso un tema comune, ovvero la minaccia alla propria incolumità fisica e psicologica. Non è difficile allora comprendere come questa emozione abbia rappresentato uno dei tasselli fondamentali per la nostra sopravvivenza. Queste due emozioni infatti attivano una risposta che ha origine nella parte più antica del nostro cervello, definita “FIGHT OR FLIGHT RESPONSE” dal fisiologo statunitense Walter Bradford Cannon che per primo descrisse questo fenomeno: una reazione automatica finalizzata a determinare la massima efficacia nei comportamenti di attacco e fuga. Nel mondo civilizzato la maggior parte dei pericoli che hanno corso i nostri antenati sono scomparsi, tuttavia il nostro organismo continua ad essere programmato per reagire in modo automatico, e questo avviene anche quando le risposte non si rivelano funzionali rispetto ai pericoli odierni. Quando la paura si manifesta di fronte a un esame da sostenere, oppure negli attimi che precedono un discorso pubblico, nell’incapacità di affrontare un incontro o di salire in un aereo, fuggire può rivelarsi del tutto inutile se non ampiamente controproducente. Così come non è possibile individuare un nemico fisico con cui lottare. Ciò non significa che non possiamo continuare ad attingere da quella energia, cercando tuttavia di indirizzarla verso una strategia più funzionale. Il peggior rimedio alla paura è rappresentato dal tentativo di nascondersi. In questo caso la nostra immaginazione continuerà ad ingigantire i fantasmi costruiti dalla nostra mente. Di lì a poco ci troveremo immersi in una fase in cui siamo totalmente immersi nel vissuto emozionale provato, impermeabili a qualsiasi informazione che non sia congruente con l’emozione stessa. È necessario anticipare questa fase. Nel momento in cui avvertiamo l’insorgere dell’emozione è possibile allungare il tempo che intercorre tra l’impulso e il picco di massima intensità, cercando di portare consapevolezza, mediante la formulazione di ipotesi e domande sulla natura e sul significato del nostro coinvolgimento. Guardare le nostre paure in faccia, per poterle poi indirizzare verso un percorso più congeniale ai nostri obbiettivi, è una strategia che attinge da quell’ energia originaria destinata all’attacco e fuga. Nelson Mandela diceva che il coraggio non è la mancanza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è quello che non si spaventa, ma colui che conquista quella paura, perché essa non va negata ma padroneggiata. Conquistare la paura diventa un modo per espandere le nostre possibilità acquisendo autonomia e consapevolezza e decidendo di non rinunciare alle cose che desideriamo davvero ma che immaginavamo al di là del confine disegnato dalle nostre paure. Le paure non si eliminano. Si impara ad accettarle, conviverci e il fatto di conoscerle le rende meno spaventose e più governabili. Smettono di irrompere improvvisamente quando meno ce lo aspettiamo. Impariamo ad avvertire come si manifestano e ci accorgiamo di come e quando tentano di pilotare la nostra mente e prendere il sopravvento. Diventano compagne di strada. Paura e dolore sono dei grandi maestri se impariamo ad averci a che fare. Tutto quello che desideriamo è dall’altra parte della paura. Qualunque sia il nostro desiderio, dobbiamo iniziare adesso. Non c’è un momento giusto da aspettare, né è necessario avere più esperienza per fare il prossimo passo. Se aspettiamo di sentirci pronti, potremmo aspettare troppo a lungo. L’esperienza è solo una piccola parte dell’equazione, il resto è coraggio, amore per noi stessi e per la vita. 

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