Il debito della P.A. in base al Trattato di Maastricht
L’Istat, il 22 ottobre, ha emanato un comunicato stampa col quale ha reso noto il livello si indebitamento della Pubblica Amministrazione secondo i parametri del Trattato di Maastricht. “I dati relativi a indebitamento netto e debito delle AP costituiscono le principali grandezze di riferimento per le politiche di convergenza per l’Unione economica e monetaria (UEM) e sono stimati rispettivamente dall’Istat e dalla Banca d’Italia. Vengono inoltre forniti gli elementi di riconciliazione tra la variazione del debito delle AP e l’indebitamento netto e tra quest’ultimo e il fabbisogno del settore pubblico, calcolato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tutti i dati, riferiti ai consuntivi per gli anni 2016-2019, sono sottoposti al processo di verifica condotto da Eurostat e coordinato, a livello nazionale, dall’Istat. Non sono, invece, qui riportate le previsioni ufficiali elaborate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per il 2020 che non sono inserite in tale processo. I dati dell’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche per gli anni 2016-2019 sono elaborati in conformità alle regole fissate dal regolamento Ue n.549/2013 (Sistema Europeo dei Conti – Sec 2010) entrato in vigore il 1° settembre 2014 e dal Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico edizione 2019. Nel 2019 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (-28.650 milioni di euro) è stato pari al 1,6% del Pil, in diminuzione di circa 10,3 miliardi rispetto al 2018 (-38.997 milioni di euro, corrispondente al 2,2% del Pil). Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato positivo e pari all’1,8% del Pil, con una crescita di 0,4 punti percentuali rispetto al 2018. La spesa per interessi, che secondo le attuali regole di contabilizzazione non comprende l’impatto delle operazioni di swap , è stata pari al 3,4% del Pil, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al 2018. I dati del debito delle Amministrazioni Pubbliche per gli anni 2016-2019 sono quelli pubblicati dalla Banca d’Italia e sono anch’essi coerenti con il Sistema Europeo dei Conti (Sec 2010). A fine 2019 il debito pubblico, misurato al lordo delle passività connesse con gli interventi di sostegno finanziario in favore di Stati Membri della UEM, era pari a 2.409.904 milioni di euro (134,7% del Pil). Rispetto al 2018 il rapporto tra il debito delle AP e il Pil è aumentato di 0,3 punti percentuali”.
La stessa Istat in un altro comunicato precisa che la pressione fiscale sulle famiglie e sulle società, nel secondo trimestre 2020, “è stata pari al 43,2%, in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la marcata riduzione delle entrate fiscali e contributive. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito del 5,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono diminuiti dell’11,5%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 18,6%, in aumento di 5,3 punti rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito rispetto al trimestre precedente del 5,6%, beneficiando della dinamica negativa dei prezzi. La quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 39,0%, è diminuita di 2,0 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie è aumentato di 1,0 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, salendo al 22,1%, quale risultato di un calo degli investimenti meno marcato di quello del valore aggiunto”.
E’ evidente quindi che nel quadro attuale servono sia le risorse per far fronte all’emergenza economica sia le riforme strutturali del Paese che consentano un’ammodernamento e una maggiore efficienza. A tutto ciò naturalmente dovrà accompagnarsi una minore dispersione delle risorse economiche e una maggiore capacità di effettuare investimenti strategici.
Comments