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Italia: Rating e debito pubblico, il peso del declassamento

Le agenzie di rating sono osservatori molto ascoltati sui mercati finanziari: i loro giudizi si fanno sentire sullo spread e sui mercati azionari. Per questo motivo, un taglio del rating riconosciuto ad uno Stato comporta una serie di conseguenze negative: innanzitutto l’innalzamento dello spread andrà ad incidere sulle azioni delle banche, data la forte correlazione con i titoli del debito pubblico di cui sono sottoscrittrici; a ciò si aggiungono anche ragioni 'meccaniche' che derivano da un peggioramento del rating. Molti investitori istituzionali che seguono strategie passive (come alcuni grandi fondi pensione) non possono mettere in portafoglio strumenti che siano stati giudicati a rischio dalle agenzie, per non mettere a repentaglio i patrimoni che sono loro affidati. Ecco dunque che una bocciatura sotto il grado della sufficienza porterebbe molti detentori a dover scaricare pressoché automaticamente i Btp.1


Un excursus sul rating delle agenzie americane Le agenzie di rating valutano l’affidabilità creditizia dei debitori che chiedono denaro in prestito vendendo obbligazioni, sia sul mercato domestico sia internazionale. I rating rappresentano dunque un’opinione espressa sulla capacità e volontà di un paese di pagare gli interessi e rimborsare puntualmente e integralmente i titoli del debito pubblico. Il peso dei rating sovrani è cresciuto con l’internazionalizzazione dei mercati2: se da un lato la possibilità di collocare il proprio debito sovrano su mercati stranieri, apre la strada all’opportunità di ottenere finanziamenti anche cospicui da investitori esteri (come nel caso degli USA, buona parte del cui debito sovrano è in mani straniere), dall’altro obbliga a competere su un mercato mondiale e a offrire quindi condizioni (in termini di solidità finanziaria e/o di tassi d’interesse elevati) attraenti per quest’ultimo. Le tre maggiori agenzie di valutazione della qualità del debito sovrano sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch: queste esprimono la loro valutazione assegnando delle lettere alla qualità del debito: tutte partono da “AAA” (elevata capacità di pagare i debiti, minimo livello di rischio) ma con scale diverse per ognuno. Fitch: Il rating dell’Italia è BBB- Nel 1986 Moody’s assegnava al debito pubblico italiano una valutazione pari alla famosa e agognatissima “tripla A”. Ma negli ultimi 30 anni, la considerazione dell’Italia presso le agenzie di rating internazionali sembra destinata a una lunga inesorabile discesa. Lo dimostra il fatto che pochi giorni fa, l’agenzia di rating americana Fitch ha tagliato il rating dell’Italia a BBB-, che equivale all'ultimo gradino della sufficienza (dal livello BB+, infatti, si passa al grado "speculativo", detto comunemente anche "spazzatura"). “Il declassamento riflette il significativo impatto del coronavirus sull’economia italiana e sulla posizione di bilancio”, spiega Ficht motivando la decisione. “Si prevede, inoltre, una contrazione del Pil dell’8% nel 2020, con il debito pubblico al 156%. E ripresa nel lungo periodo incerta".3 Nella pagella è compresa anche una indicazione prospettiva, detto "outlook": Fitch ha dichiarato "stabile" l'outlook italiano, intendendo così che non ci sono all'orizzonte ulteriori tagli al giudizio. Di fronte a questo ennesimo smacco all’affidabilità del debito italiano, il ministro Gualtieri rassicura «i fondamentali dell’Italia sono solidi». Soltanto pochi giorni fa, S&P aveva confermato il giudizio sull'Italia dato a ottobre: BB, due gradini sopra il livello speculativo con outlook negativo. Il giudizio di Moody's è in linea con quello al quale si è portata Fitch: Baa3, con prossima revisione in agenda l'8 maggio.4 L'attesa è che Moody's non riveda la sua pagella, anche perché soltanto venerdì scorso ha diffuso una nota rassicurante per dire che "sebbene la pandemia da coronavirus stia causando un grave shock economico che spingerà il debito pubblico italiano a raggiungere livelli record quest'anno, l'affidabilità creditizia del Paese dovrebbe rimanere sostanzialmente inalterata, data la natura temporanea della recessione e i bassi costi di finanziamento".


Il peso del declassamento sul costo del debito pubblico In sostanza, quindi, le agenzie di Rating hanno il compito principale di valutare il “merito di credito” delle aziende che emettono titoli, delle agenzie, degli Stati o di un particolare strumento finanziario. Sono due i principali fattori su cui si basa questo giudizio: la solidità e la solvibilità, ossia la capacità dell’emittente di restituire il denaro prestato. Il range di giudizio va da un valore rappresentato da una tripla A (AAA), il quale esprime massima affidabilità e stabilità, fino ad arrivare all’ultimo gradino rappresentato da una tripla B seguita da un meno (BBB-), quale margine entro cui collocare ancora una valutazione positiva del grado di investimento dello Stato, ossia della capacità dell’ente di riuscire a far fronte agli impegni e della possibilità, per gli investitori, di fare investimenti pressoché sicuri acquistando titoli dell’ente. Al si sotto di questa soglia si entra nello “speculative grade”, il quale indica i costi troppo elevati dei titoli di Stato o dell’ente così da sconsigliare l’acquisto(5). La solidità e la solvibilità non sono però gli unici fattori sui quale si fonda il giudizio delle varie agenzie di Rating; Infatti, fondamentale è l’indice outlook, che aiuta a calcolare la prospettiva futura del rating, secondo una matrice dinamica e può essere rappresentato dal segno + o dal segno - a seguito del giudizio di merito. Uno degli elementi che l’agenzia prende come elemento alla base della sua valutazione è sicuramente l’ammontare del debito pubblico di uno Stato. In questo caso “i rating sul debito sovrano sono un indicatore sintetico della capacità e della volontà del governo di ripagare il proprio debito pubblico; sono quindi una misura qualitativa, espressa dalle agenzie di rating, della probabilità che uno stato sia in grado di rispettare i propri obblighi finanziari interamente e alle scadenze stabilite”(6). Ma qual è il peso che hanno tali giudizi sul “costo” del debito pubblico? I giudizi espressi dalle varie agenzie di rating nel mondo sono guardati con particolare attenzione da Stati, governi e investitori poiché, in primo luogo, il rating che un paese riceve è uno dei fattori cruciali nella determinazione del tasso di interesse con cui il governo riesce a indebitarsi sui mercati finanziari. In secondo luogo, perché il giudizio influisce sulle attività delle banche fortemente orientata sugli investimenti verso i titoli di stato nazionali e, infine, perché sui giudizi si fonda la scelta dei titoli con cui comporre il portafoglio, come misura del rischio. Per i motivi già menzionati, le variazioni del rating sul debito di un paese hanno la capacità di influenzare e orientare gli operatori ad acquistare o vendere i titoli di Stato e di conseguenza condizionare i tassi con cui i Governi riescono a finanziarsi e i piccoli operatori nel decidere come investire i propri risparmi. Ma veniamo ad oggi. L’agenzia di valutazione del credito Fitch, una delle tre più influenti al mondo tra quelle che si occupano di rating, ha declassato il rating dell’Italia a BBB- (l’ultimo gradino prima della discesa al di fuori dell’investment grade) esprimendo, nella motivazione del giudizio, preoccupazioni per gli effetti che il Coronavirus sta avendo nel nostro Paese. Fitch ha poi deciso di cambiare l’outlook da negativo a stabile in attesa di vedere l’impatto che avranno gli interventi della Banca Centrale Europea. In particolare l’agenzia ha calcolato una contrazione del pil dell'8% nel 2020, con un rapporto debito/pil al 156%. Di conseguenza “i rischi sull'andamento del debito sono tutti al ribasso, con la possibilità che si stabilizzi a questo livello alto anche nel medio termine” (7). Miratamente ai titoli di Stato, “i rendimenti dei BTp si sono drammaticamente impennati nel corso delle ultime sedute. Il decennale si è portato all’1,30%, la scadenza a 2 anni all’1,35%. Sulla base di questi numeri, il costo medio delle future emissioni salirà a circa il 2%, innalzando la spesa per interessi sul debito pubblico a regime di circa 23,5 miliardi di euro all’anno, l’1,3% del pil nel 2019” (8). Ma cosa succederebbe se l’agenzia di rating decidesse di declassare ulteriormente BTp a “spazzatura”? Al di sotto della soglia di “investment grade”, il Tesoro sarebbe definito un emittente speculativo, classificando il nostro debito come “alto rischio”, portando così i diversi fondi d’investimento a vendere i btp senza possibilità di acquistarne di nuovi, a causa dell’espresso divieto dei rispettivi statuti a tutela dei clienti. Di conseguenza la domanda si abbasserebbe e i rendimenti salirebbero. Come è successo alla Grecia, al Portogallo e all’Irlanda, assisteremmo a quella che può essere definita una apocalisse finanziaria. Sarebbe un duro colpo a livello mondiale. Se l’Italia subisse un ulteriore declassamento, quindi, si scatenerebbe una vera e propria reazione a catena secondo la quale molti fondi d’investimento sarebbero costretti a rivendere i titoli italiani e cesserebbero di comprarne di nuovi. I prezzi dei nostri BTp imploderebbero, i rendimenti schizzerebbero e resteremmo in balia dei fondi speculativi. “Il Tesoro verosimilmente sarebbe costretto a chiedere aiuto all’ESM, il Meccanismo di Stabilità Europeo, oppure a fare ricorso per la prima volta per uno stato dell’Eurozona all’OMT, il piano anti-spread messo a punto nell’estate 2012 dall’ex governatore Mario Draghi. Non è escluso che saremmo costretti a ristrutturare il nostro debito pubblico, allungandone le scadenze e magari tagliando le cedole” (9). Ad oggi i soli BTp varrebbero sui 2.030 miliardi di euro e se si considera che il segmento “high yield” del mercato americano, da solo, valeva a inizio 2019 sui 2.620 miliardi di dollari, significa che da sola, l’Italia, incrementerebbe le dimensioni del mercato “spazzatura” di un valore simile a quello corporate a rischio negli USA (9). In conclusione, abbiamo quindi visto come i giudizi delle principali agenzie di rating non siano semplici opinioni, ma siano dei veri e propri indicatori in grado di modificare l’equilibrio sia nazionale che mondiale e di influenzare notevolmente le aspettative e, conseguentemente, le decisioni degli investitori. Se il debito pubblico continuasse a salire così come prospettato dall’agenzia Fitch, inevitabilmente continuerebbe a salire il tasso di interessi, tanto da arrivare ad essere ingestibile da parte delle finanze pubbliche. Quindi, in una situazione di panico dei mercati, la sorte degli eventi dipende molto dalle aspettative. Ed è per questo che una azione tempestiva su queste ultime, mirata a riportare alta la fiducia, è di una importanza tale da scongiurare un esito catastrofico come il fallimento dello Stato.



NOTE 1 La Repubblica, Le agenzie di rating e la pagella ai Paesi: ecco perché Fitch ha tagliato e cosa comporta per i Btp 2Treccani, Se il sovrano debitore perde la Tripla A  3Il Fatto Quotidiano; Coronavirus, Fitch taglia il rating dell’Italia a BBB- con outlook stabile. 4Teleborsa.it, Rating agenzie 5.agendadigitale.eu, Rating e debito pubblico: cosa c’è dietro l’ultimo giudizio Fitch sull’Italia 6.Il possibile impatto dei rating emessi dalle agenzie e un’analisi dei giudizi sul debito sovrano emessi da Standard & Poor’s, di MARCO LANGIULLI, Moneta e Credito, vol. 67 n. 268 (2014), 429-456 7.Repubblica.it, Le agenzie di rating e la pagella ai Paesi: ecco perché Fitch ha tagliato e cosa comporta per i Btp 8.investireoggi.it, Ecco cosa succede se le agenzie di rating declassano i BTp a “spazzatura” 9.Investireoggi.it, Apocalisse finanziario con BTp declassati a rating “spazzatura”

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