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Le possibili fusioni bancarie del 2020

Il consolidamento del settore bancario italiano – iniziato a febbraio scorso con l’Opa di Intesa Sanpaolo su Ubi - ha costretto all’azione le altre banche italiane, che dopo mesi di tatticismi e false partenze sono in fermento. Innanzitutto, c’è l’Opa che Credit Agricole Italia – controllata dal gruppo francese Credit Agricole per il 76% – ha lanciato su Credito Valtellinese (CreVal) che, qualora vada a buon fine - andrebbe a creare la sesta banca commerciale in Italia. L’operazione sul Credito Valtellinese - di cui il gruppo francese era già socio al 9,8% - equivale ad un investimento totale di 737 milioni con un’Opa a 10,5 euro per azione, prezzo che incorpora un premio del 53,9% rispetto al prezzo medio ponderato degli ultimi 6 mesi e un premio del 21,4% rispetto alla chiusura di venerdì. Dopo l’annuncio, il titolo Credito Valtellinese ha spiccato il volo in Borsa, con un progresso del 22% a 10,6 euro, in linea con il prezzo dell’Opa. (2) «Con questa operazione, i clienti e i colleghi di Credito Valtellinese otterranno accesso ai prodotti e servizi finanziari tra i migliori del mercato di Crédit Agricole Italia, beneficiando della dimensione, della solidità e della cultura innovativa e focalizzata sul cliente del Gruppo Crédit Agricole, e l'entità aggregata manterrà il proprio forte impegno a supporto dell'Italia e delle comunità locale» ha sottolineato Giampiero Maioli, numero uno in Italia del gruppo francese. Crédit Agricole si aspetta che l'operazione produca un incremento dell'utile per azione al 2022 e che generi un Return on Investment maggiore del 10% in 3 anni, basato solo su sinergie di costo (pari a 150 milioni annui) e di funding. Si prevede che l’operazione produrrà un significativo rafforzamento della banca nel Nord Italia, dove si concentrerà il 70% del numero delle filiali pro forma; mentre in Lombardia - dove Credito Valtellinese opera con più del 40% delle proprie filiali – si avrà un raddoppio della quota di mercato (dal 3% a più del 6%). L'Offerta sarà condizionata al raggiungimento da parte di Crédit Agricole Italia di una partecipazione pari almeno al 66,7% del capitale sociale con diritto di voto di Credito Valtellinese, con la possibilità per Crédit Agricole Italia di rinunciare a tale condizione purché abbia acquisito almeno il 50% + 1 azione del capitale sociale con diritto di voto di Credito Valtellinese.

E poi c’è poi il capitolo della fusione tra BancoBpm e Bper, che vede alla regia Mediobanca. «L’acquisizione di Creval da parte di Credit Agricole – scrivono gli analisti – elimina nel breve periodo un potenziale compratore per Banco Bpm visto che nei prossimi mesi sarà necessaria l’integrazione della banca». E venendo meno questa “opzione strategica”, a questo punto «aumentano le chances di un deal con Bper che, pur avendo senso dal punto di vista industriale considerata la complementarietà delle reti distributive delle due banche e dei modelli di business, si configurerebbe sostanzialmente come un merger of equals con minor spazio per risultare in un premio up-front rispetto ai prezzi di mercato di Banco Bpm». Nel 2007, l’accordo Bper-Bpm non andò in porto. Adesso, il ceo di Bper Alessandro Vandelli si dice pronto a “un’operazione di M&A” che dovesse avvenire con uno scambio di azioni. Una modalità simile a quella avvenuta a suo tempo fra Bpm e Banco Popolare. L'ad di Unipol, Cimbri, ha spiegato in un'intervista che " Bper oggi ha un programma definito ed è impegnata nell'acquisizione delle filiali Ubi a completamento dell'operazione avviata lo scorso febbraio. Certo l'idea di creazione del terzo gruppo bancario italiano attraverso l'aggregazione tra Banco Bpm e Bper è affascinante sia sotto il profilo industriale sia perché si tratterebbe di un grande progetto italiano. (…) Dalla possibile sinergia verrebbe a consolidarsi il settore bancario con un gruppo da 300 miliardi di attivi, prevalentemente nel nord Italia, con quote di mercato importanti nelle regioni più produttive del Paese ed economie di scala estremamente rilevanti", ha aggiunto Cimbri. Secondo cui "un progetto che creasse valore e fosse coerente con gli interessi degli azionisti, raccoglierebbe il consenso degli stessi e del mercato”.


Una ulteriore fusione da tenere sott’occhio è quella tra Unicredit e Mps. La fusione potrebbe essere chiusa entro l’anno. Secondo alcune testate e agenzie di stampa il ministero dell’Economia e della Finanze (primo azionista della banca senese con il 68%), sarebbe in trattative con la banca di piazza Gae Aulenti per la creazione di una unica entità bancaria. Infatti, il piano della ristrutturazione e ricapitalizzazione della banca, il quale potrebbe comportate un aumento fino a 2,5 miliardi, prevede l’integrazione con UniCredit, la quale a sua volta però vorrebbe scorporare le attività domestiche da quelle europee. l’integrazione della banca Senese, infatti, rientrerebbe nelle sole attività italiane dell’istituto bancario presieduto da Pier Carlo Padoan. Il ceo francese, Jean Pierre Mustier, non si è sbottonato e , anzi, finora ha escluso operazioni di fusione. Ma c’è ancora un po’ di tempo: l’obiettivo è chiudere entro fine anno. Anche Unicredit commenta la vicenda con un secco e lapidario “no comment”. Non sono mancate le reazioni degli analisti che considerano la fusione rischiosa, in quanto aumenterebbe il profilo di rischio della banca di piazza Gae Aulenti. Non solo, considerano l’eventuale fusione non benefica né per un istituto né per l’altro, in quanto non gioverebbero né sul piano fiscale né su quello delle sinergie di costo, né tanto meno su quello della presenza territoriale.


Ansa.it; Credit Agricole Italia lancia opa su Credito Valtellinese

Sole 24Ore; Il Crédit Agricole muove sull’Italia: Opa da 700 milioni sul Credito Valtellinese

Riparte il risiko bancario: Credit Agricole-Creval, Banco-Bper, Unicredit-Mps



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