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Patrimonio reale dell’Inps e cash flow: dichiarazioni e smentite del presidente Tridico

Aggiornamento: 7 apr 2020


Si dice che la comunicazione parta non dalla bocca che parla, ma dall’orecchio che ascolta. In questa ora buia, quando ad ascoltare sono milioni di italiani, la cautela nella trasmissione delle informazioni di carattere sanitario deve rispecchiare un’uguale attenzione nella diffusione di informazioni di carattere economico. Specialmente quando il tema oggetto di discussione riguarda le pensioni. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, parlando alla trasmissione Di Martedì, ha definito così la situazione di cassa dell’istituto di previdenza sociale in questa fase così delicata: “Abbiamo i soldi per pagare le pensioni fino al momento in cui è stato sospeso il pagamento dei contributi. Fino a maggio non c'è un problema di liquidità, anche perché possiamo accedere a un tesoretto che è il Fondo di tesoreria dello Stato. Immagino che ad aprile ci sarà un altro decreto che dovrà dire cosa succederà alla sospensione dei contributi”. Quel passaggio, “fino a maggio”, ha creato non poche perplessità e dubbi sia tra i milioni di pensionati che tra i sindacati che hanno immediatamente puntato il dito contro il numero uno dell’Istituto. Il crescere delle tensioni, ha costretto Tridico a rimediare alla fin troppa leggerezza mostrata. E così a Uno Mattina il top manager ha spiegato che “l'Inps ha tutta la liquidità necessaria per far fronte a tutti i bonus e le indennità previste dal decreto Cura Italia e questo non pregiudica il pagamento delle pensioni”.


Il patrimonio reale dell’Inps

Il patrimonio dell’Inps è entrato in disavanzo tra il 2009 e il 2010 a causa degli squilibri di diverse gestioni previdenziali seguiti all’incorporazione di Inpdap, l’ex istituto di previdenza dei dipendenti della Pubblica amministrazione, e in particolare per lo squilibrio del Cpdel, la Cassa dei dipendenti degli enti locali, con i quali l’Inps si è accollata un’ulteriore situazione deficitaria delle gestioni del pubblico impiego. Nel 2014, infatti, il disavanzo dei fondi dei dipendenti pubblici, al netto degli 11 miliardi circa di contributo extra aggiuntivo da parte dello Stato, è ammontato a poco meno di 27 miliardi (2). La crisi economica attraversata ha riaperto dunque la questione della sostenibilità dei sistemi pensionistici. Quest’ultimo dato è legato ad un rapporto ben preciso, nel quale il denominatore è costituito dal Pil mentre il numeratore dalla voce spesa pensioni. Dato che negli ultimi anni si è assistito ad un crollo del Pil, questo ha portato inevitabilmente ad un incremento dell’incidenza della spesa pensionistica, generando il problema, ancora una volta, della sua sostenibilità. Il risultato è che da 10 anni a questa parte, l’Inps ha approvato il bilancio in disavanzo. E se il bilancio preventivo 2020 dell’Inps prevedeva un miglioramento del 35% rispetto alle previsioni 2019, con un risultato di esercizio negativo di “soli” 6,38 miliardi di euro; nessuno aveva fatto i conti con la diffusione della pandemia (3).


L’intervento dello Stato?

Tridico ha ribadito che la delicata situazione venutasi a creare in Italia a causa del coronavirus non determinerà alcun problema di liquidità per il pagamento delle pensioni. È così? Innanzitutto, va sottolineato come secondo la contabilità Ue la regolazione dei flussi di credito/debito tra Stato e Inps non ha alcun impatto né sul deficit né sul debito pubblico. In secondo luogo, le pensioni e le altre prestazioni garantite mensilmente a circa 18 milioni di utenti non dipendono dall’attivo o dal passivo Inps ma sono in buona parte coperte da trasferimenti e anticipazioni dello Stato (1). «Inps può contare sui trasferimenti dello Stato. Il sistema di finanziamento a ripartizione, con i contributi versati che pagano le pensioni vigenti, è garantito in continuità dalla Tesoreria dello Stato anche quando c' è una sospensione temporanea delle contribuzioni» ha spiegato Tridico. Il presidente dell'Inps ha aggiunto che «noi per fortuna non siamo nelle condizioni di chiedere anticipazioni perché per i prossimi mesi contiamo di avere cassa sufficiente» (4).


Gli antecedenti

Non è la prima volta che l’Istituto deve misurarsi con andamenti negativi o con situazioni problematiche. Proprio per questo, il legislatore negli anni ’80, è intervenuto con un’operazione di risanamento ope legis che, in un primo momento ha prodotto i suoi effetti ma che da tempo ha esaurito la sua “spinta propulsiva”. La legge n.88 del 1989 ha messo un cerotto alle vistose crepe del sistema, con una messa in sicurezza del bilancio dell’Inps attraverso una vera e propria ricomposizione funzionale delle attività, con riferimento alla loro natura previdenziale o non previdenziale (2). Abbiamo assistito ad una autentica manipolazione del bilancio. Così, nel 1989, attraverso una simulazione del rendiconto leggiamo come, con l’utilizzo dei nuovi criteri, “la previdenza – intesa come la somma di tutte le gestioni previdenziali – anziché avere un saldo attivo di 155 miliardi di lire (come risultava in conseguenza della riforma della struttura del bilancio) – avrebbe avuto un passivo di oltre 11 mila miliardi di lire. A sua volta, l’intervento a carico dello Stato, anziché avere un passivo di 10mila miliardi, avrebbe avuto un attivo di 1.200 miliardi di lire” (2). Dopo vari ed ulteriori interventi, il bilancio ha potuto contare su importanti saldi attivi per diversi miliardi di lire prima e poi di euro, della GTP e della gestione separata dei parasubordinati. Nel 2015 il patrimonio netto ricostituito dell’Inps è di circa 40 miliardi, una nuova linea di bilancio che già al momento della sua costituzione, si è prevista avere vita breve: in meno di 10 anni sarebbe tornata negativa. La metamorfosi contabile è stata il frutto di un intervento con cui il Tesoro ha cancellato 88,8 miliardi di debiti cumulati da Inps (in una mossa pressoché identica a quella fatta nel 1988, quando venne cancellato un debito di 121.630 miliardi di vecchie lire), stabilendo per legge che le anticipazioni concesse fino ad allora dallo Stato per garantire alcune prestazioni erogate sono da intendersi come “trasferimenti definitivi” (5). Possibile che lo Stato faccia ricorso ai “trasferimenti definitivi” per pagare le pensioni 2020 superato il mese di maggio? Il tempo ce lo dirà.


  1. Sole24 ore; Inps, patrimonio attivo a tempo di 40 miliardi

  2. Politically (in)correct – Alla ricerca dei “segreti” del Bilancio dell’Inps

  3. QuiFinanza, Inps chiusura del bilancio in disavanzo. Perché i conti non tornano.

  4. Sole24 ore; Tridico (Inps): pensioni liquidità certa nessun problema per i pagamenti.

  5. Sole24 ore; Inps, patrimonio attivo a tempo di 40 miliardi

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