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Recovery Fund e ripresa economica: le fasi di un nuovo inizio

In questi mesi si è parlato molto delle misure da attuare per guidare gli Stati dell’Unione Europea verso una ripresa economica. La situazione comunitaria, già messa a dura prova dalla stagnazione economica, ha subito un colpo durissimo a causa dell’emergenza COVID-19 e del conseguente lockdown che ha costretto molte aziende ad un ridimensionamento se non alla chiusura. Si pensi che solo l’Italia nell’ultimo trimestre ha visto ridursi il proprio Pil di oltre il 12% sul trimestre dello scorso anno per una perdita complessiva di oltre 50 miliardi di euro. In questi giorni sembra che il Consiglio europeo abbia trovato un accordo sui Recovery Fund che potrebbe dare nuova linfa agli stati che sono stati messi più in difficoltà dalla pandemia. Cosa si intende quando si parla di Recovery Fund? Questo strumento non è altro che un fondo di recupero che l’Unione potrebbe attivare per far fronte a situazioni di particolare gravità. La prima proposta dell’utilizzo di questo strumento si deve alla Francia. L’obiettivo è quello di creare un fondo garantito dalla stessa UE che possa emettere Recovery (o Corona) Bond in modo da poter garantire ai paesi membri una condivisione della futura situazione di rischio in uno scenario condiviso, quello della situazione post Covid appunto. Il percorso che ha portato all’attuale situazione è stato lungo e tortuoso per l’opposizione dei paesi più intransigenti (Olanda, Irlanda, Danimarca, Svezia e Austria) che non volevano farsi carico di situazione critiche appartenenti ai paesi della fascia del mediterraneo (Portogallo, Italia, Spagna e Grecia in primis). Una prima proposta presentata da Francia e Germania prevedeva che si erogassero somme a fondo perduto, ma questa ha incontrato il veto dei paesi intransigenti che hanno presentato così una loto proposta, poi rivista dalla stessa Ue. Lo snodo cruciale era la condivisione dei debiti, ma, come precisato dalla Commissione europea nella proposta finale, le somme che si mutualizzeranno non appartengono ai debiti passati. Come definito dal premier Conte il Recovery Fund è “un fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia”. Le cifre dell’operazione sono ingenti poiché si parla di complessivi 750 miliardi di euro di aiuti suddivisi tra sovvenzioni (390 miliardi di euro) e prestiti (360 miliardi di euro). Di questi, Conte ha confermato che, nella ripartizione dei fondi, all'Italia saranno destinati 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 in prestiti. L’ultimo snodo riguarda le tempistiche poiché si pensa che questi aiuti però arriveranno solo nel primo trimestre del 2021. Sono giorni in cui la storia d’Europa volta pagina. Oltre lo scetticismo, oltre il demagogico sfascismo sovranista, l’Europa politica evocata per decenni ha atteso il Coronavirus per farsi presente. Il Recovery Plan ha aperto il paracadute che serviva. Ora sta all’Italia, usare queste risorse per passare dalla fase del “recovery” a quella del “reshape”. (1) Le risorse provenienti da Bruxelles infatti dovranno iscriversi in un programma di importanti interventi strutturali, con effetti sul potenziale di crescita dell’economia nel medio periodo. I 209 miliardi concessi all’Italia, tra soldi a fondo perduto e prestiti, dovranno essere utilizzati per fare delle riforme credibili, compatibili con i livelli record del nostro debito pubblico, ma anche incisive e in grado di priorizzare le emergenze sociali e ambientali su cui intervenire. Un’opportunità da non perdere per il nostro paese e la sua economia, che già prima dell’esplodere della pandemia era alle prese con un problema di bassa produttività e con un tasso di crescita medio del Pil attestato da anni su percentuali molto lontane dal potenziale livello di tutti i fattori produttivi. (2) Il nostro paese ha fino al 15 ottobre per presentare all'Ue un progetto di spesa convincente, ma per una volta si è già portato avanti: prima ancora che l’Unione europea desse il via libera al Recovery Plan, l’esecutivo aveva già presentato nove punti e 137 progetti per la ripresa che vanno dall'alta velocità al Sud, alla didattica fino alle infrastrutture. Il punto chiave riguarda la riforma del sistema fiscale per cui c’è un piano A in linea con Bruxelles, cioè un nuovo taglio delle tasse sul lavoro; e un piano B meno ortodosso dal punto di vista comunitario ma sul quale c’è una forte spinta politica, ossia il taglio dell’Iva per gli acquisti con carta di credito e bancomat in chiave anti evasione fiscale. (3) «Da un punto di vista economico, per la prima volta nella sua storia l'UE si è dotata di una sostanziale capacità di indebitamento comune da utilizzare per contrastare gli shock macroeconomici sfavorevoli e per raggiungere obiettivi concordati», è stato il commento del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in una dichiarazione al Financial Times.


NOTE

1. Huffpost, Recovery fund, facciamo largo all’impact investing.

2. Sole 24Ore, Recovery Fund: per l’Italia occasione storica di fare importanti riforme

3. Corriere della Sera, Recovery fund, 137 progetti per spendere i fondi Ue: alta velocità, fibra, lavoro e taglio tasse



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