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RECOVERY PLAN

Sono stati 4 mesi di trattative e segreti, quelli che hanno portato alla prima bozza del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» presentata in Consiglio dei ministri. Un testo chiaroscuro, che distribuisce 196 miliardi del Recovery Plan nei settori transizione green, digitalizzazione, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione sociale e salute. 123 miliardi saranno infatti destinati alla transizione verde e digitale; 48,7 miliardi all’innovazione, la competitività e la cultura; 7,3 miliardi per la transizione ecologica ed energetica; 27,7 miliardi per le infrastrutture legate a una mobilità più sostenibile. Poi 19,2 miliardi per l’istruzione e la ricerca; 17,1 per parità di genere, coesione sociale e territoriale e infine 9 miliardi per il sistema sanitario. (1)

IL RECOVERY FUND: CHE COS’E’?

A causa della pandemia, tutte le principali economie del Vecchio Continente hanno archiviato la prima parte dell’anno con flessioni imponenti del PIL. Ciò ha reso necessario adottare una strategia condivisa per affrontare l’emergenza. Il Consiglio europeo di luglio, dopo intense giornate di discussioni e scontri, ha approvato il Next Generation Eu; altrimenti noto in Italia con il nome di Recovery Fund o fondo per la ripresa. (2) Si tratta di un fondo speciale per la ripresa economica, da finanziare nel triennio 2021-2023 con titoli di Stato europei (i Recovery bond), che servirà a far ripartire l’Europa attraverso dei progetti di riforma strutturali contenuti nel Piano nazionale di riforme di ogni paese, i Recovery plan.

I RECOVERY PLAN

I Recovery Plan sono i progetti nazionali di riforma che ogni singolo Paese membro dovrà presentare a Bruxelles per ottenere gli aiuti del Recovery Fund. La scadenza per l’invio del documento alla Commissione europea per la valutazione è fissata ad aprile 2021. Francia e Germania hanno già pronto il proprio Recovery Plan, mentre in Italia è stata presentata una prima bozza del piano in Consiglio dei ministri. Il nostro paese - insieme alla Spagna, è il maggiore beneficiario di questa misura europea che in tutto vedrà lo stanziamento di 750 miliardi di euro, da dividere tra i diversi Stati.

IL BRACCIO DI FERRO RENZI-CONTE

Al momento, il tema della governance del Recovery Plan è oggetto del braccio di ferro tra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L’aperto dissidio ha provocato una frattura nella maggioranza che sostiene il Governo e lasciano presagire per il futuro a breve-termine una crisi politica e una possibile crisi di governo con diversi scenari che si prospettano all’orizzonte. (3) Ma fino a che punto può spingersi Renzi in questo braccio di ferro? Sembra addirittura che l’ex premier sia pronto ad arrivare fino alla caduta del governo guidato da Conte. Intenzione esplicitata inequivocabilmente da Renzi in una intervista al quotidiano spagnolo El País, nella quale Renzi sostiene che “se il presidente del Consiglio non farà marcia indietro sulla cabina di regia per la gestione del Recovery fund, l’appoggio di Italia viva verrà meno: perché questo non è un problema di posti, che pure mi hanno offerto e il meccanismo del dibattito sulle regole istituzionali non può essere compensato con un piccolo accordo. (…) Non si può accettare che in nome dell’emergenza, 10 mesi dopo il suo inizio Conte si arroghi tutti i poteri dello Stato per spendere questi 200 miliardi. Abbiamo rimosso Salvini per questo” (4). Parole dure che hanno fatto eco all’interno della maggioranza; Infatti, il primo a esporre la sua opinione è stato proprio Zingaretti, segretario del pd, il quale ha dichiarati che “nessuno deve chiedere marcia indietro a nessuno . Sul recovery oggi il ministro Amendola ha confermato che dopo l’ok al testo si apre una fase di confronto in cui chiamare tutti a contribuire per arricchire e migliorare la proposta. Questo è lo spirito giusto che si deve avere: impegnarsi a trasformare in realtà quanto il Governo ha conquistato in Europa. Questo è il senso delle scelte che abbiamo fatto insieme il 5 novembre al vertice a Palazzo Chigi, l’opposto che parlare di crisi, per altro in pieno Consiglio europeo, ma la scelta di affrontare” (4). E ancora , molto duro commento di Alfonso Bonafede, minitro della Giustizia e capo delegazione M5S: “è irresponsabile attaccare il governo di cui si fa parte, per di più da un quotidiano estero, minacciando addirittura una crisi mentre il Consiglio Ue è ancora in corso e l'Italia sta facendo valere le proprie ragioni. Questo vuol dire indebolire deliberatamente l'Italia a livello internazionale. Non solo non è accettabile ma è irrispettoso nei confronto di tutti gli italiani”. A questo punto si aprono tre scenari possibili. La prima è l’imminente crisi di governo. al centro delle discussioni ci sarebbe proprio la ridefinizione dei contenuti del Recovery Plan. Questo porterebbe a elezioni politiche anticipate, stoppando di conseguenza l’attuazione del Recovery Plan. Il secondo scenario possibile potrebbe essere quello di attraversare una fase di cosiddetto galleggiamento, di stand by dell’azione governativa. Sfruttare a pieno i benefici della misura di sostegno comporta avere alla base grande fiducia nelle forze governative da parte delle forze politiche che sostengono il governo. Ultimo scenario è quello del compromesso da trovare sulla governance, sulla cabina di regia, sul ruolo dei singoli dicasteri e del Parlamento dove l'incognita maggiore riguarderebbe il monitoraggio in progress dei singoli progetti. Necessario, anche in questo caso, un forte senso di coesione (3).





NOTE

Sole24 Ore; Recovery plan: dalla rivoluzione verde alla mobilità, alle famiglie, ecco le misure del piano da 196 miliardi

The Italian Times; Recovery plan 2020: cos’è, come funziona, cosa prevede e quando parte?

Sole24 Ore, Recovery Plan: 3 scenari dopo lo strappo di Renzi

Sole 24ore, Renzi: Conte torni indietro sul Recovery plan o pronti a far cadere il governo


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