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Terzo Settore, le novità e gli interventi nel sociale

Le attività di volontariato, e in generale il Terzo Settore, sono diventati sempre più oggetto di attenzione da parte delle istituzioni. A poche settimane dall’avvio del Registro unico del Terzo settore che potrebbe portare quasi 400mila enti non profit a iscriversi, sono molte le novità che riguardano questo ambito. Alla base del riordino e dell’organizzazione c’è sicuramente il Codice del Terzo settore (Dlgs 117/2017) che definisce, per la prima volta, il perimetro di questo comparto e, in maniera omogenea e organica, gli enti che ne fanno parte. Ad esempio, ai sensi del Codice, sono Enti del Terzo Settore (Ets) quelli iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, come le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le reti associative. La legge n. 69 del 21 maggio 2021 (che ha convertito in legge il cosiddetto “Decreto Sostegni”) stabilisce alcune novità per andare in soccorso del settore. Le misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 hanno portato infatti alla notevole riduzione o addirittura sospensione delle attività di decine di migliaia di Enti. Per sostenerli, è previsto un incremento del “Fondo straordinario per il sostegno degli enti del Terzo settore” di 100 milioni di euro; inoltre, viene confermata la proroga per l'adeguamento statutario al 31 maggio 2021; gli Ets possono adeguare i propri statuti con le modalità e le maggioranze previste per le deliberazioni dell’assemblea ordinaria: dopo il 31 maggio sarà comunque possibile per tali enti adeguarsi alle nuove disposizioni del codice del Terzo settore, utilizzando però le maggioranze dell’assemblea straordinaria. Accanto alle disposizioni di legge, che certamente danno un aiuto concreto a un settore fortemente colpito dall’emergenza sanitaria, si inserisce certamente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l'ammodernamento del Paese. Il Piano, che si inserisce all’interno del programma Next Generation EU, il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica, include un corposo pacchetto di riforme, tutte mirate all’accelerazione dell’attuazione della riforma del Terzo settore (che per il completamento richiede alcuni decreti attuativi). Inoltre, il Piano interviene anche sul Servizio Civile Universale e sulla sfera sociale in senso ampio, sostenendo le persone vulnerabili e con disabilità. Per quanto riguarda il Servizio Civile Universale, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mira a potenziarlo, stabilizzando il numero di operatori volontari e promuovendo l’acquisizione di competenze chiave per l’apprendimento permanente (soft skills, competenze personali, sociali, competenze di cittadinanza attiva). L’obiettivo è disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il Servizio Civile, compiano un percorso in grado di accrescere le conoscenze e migliorare l’orientamento rispetto allo sviluppo della propria vita professionale. Inoltre, tali misure intendono promuovere, attraverso i progetti in cui operano i volontari, interventi di valenza sociale più efficaci sui territori, anche intercettando la dimensione della transizione al verde e al digitale. Il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale è responsabile dell'attuazione di queste misure: dispone di 650 milioni di euro per il periodo 2021-2023, da utilizzare per l’apprendimento non formale dei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni. I programmi nei quali saranno impegnati i giovani interessano tutti i settori che caratterizzano il Servizio Civile: dall’assistenza al patrimonio ambientale storico, artistico; dallo sport al turismo sostenibile e sociale; dall’agricoltura alla promozione e tutela dei diritti umani, alla cooperazione allo sviluppo. Ciascun programma risponde ad uno degli obiettivi individuati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Sul fronte sociale, invece, il Piano dedica una sezione specifica “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo Settore”. Alla base degli interventi, vi è la volontà di “rafforzare il ruolo dei servizi sociali territoriali come strumento di resilienza”, e “migliorare il sistema di protezione e le azioni di inclusione a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione (es. persone senza dimora)”. Inoltre, si legge nel Piano, l’intento è quello di “riconoscere il ruolo dello sport nell'inclusione e integrazione sociale come strumento di contrasto alla marginalizzazione di soggetti e comunità locali”. Sono stati stanziati 11,47 miliardi per agire in questi due ambiti: Servizi Sociali, disabilità e marginalità sociale; Rigenerazione urbana e housing sociale. La dimensione “sociale” è forte, l’obiettivo è attuare azioni di intervento nelle politiche sanitarie, nei servizi per l’infanzia, per gli anziani, per i soggetti più vulnerabili, per garantire maggiore sostegno alle famiglie, favorendo multiculturalità ed equità di genere. Viene prevista una riforma costituita dalla realizzazione di una “Legge quadro della disabilità", che si propone di concretizzare i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dall'Italia fin dal 2009, secondo un approccio del tutto coerente con la Carta dei diritti fondamentale dell'Unione Europea. Del resto, secondo l’Istat sono circa 3 milioni le persone disabili in Italia, il 5,2% della popolazione italiana. Sono previsti specifici interventi: incremento di infrastrutture per affrontare le principali “vulnerabilità sociali” in materia di povertà materiale e disagio abitativo, attraverso il rafforzamento dei servizi sociali, nonché l'adozione di modelli innovativi di presa in carico dei soggetti più fragili con iniziative di housing sociale; rafforzamento delle reti sociali di assistenza territoriale e forme di sostegno agli stessi operatori sociali, che spesso si trovano ad affrontare situazioni difficili; sostegno ai servizi sociali e sanitari di comunità e domiciliari al fine di migliorare l'autonomia delle persone con disabilità; aumento dei servizi di assistenza domiciliare e supporto delle persone con disabilità per consentire loro di raggiungere una maggiore qualità della vita rinnovando gli spazi domestici in base alle loro esigenze specifiche; migliorare la capacità e l'efficacia dei servizi di assistenza sociale personalizzati, focalizzati sui bisogni specifici delle persone disabili e vulnerabili e delle loro famiglie; fornitura alle persone disabili e vulnerabili dispositivi ICT e supporto per sviluppare competenze digitali, al fine di garantire loro l'indipendenza economica e la riduzione delle barriere di accesso al mercato del lavoro attraverso soluzioni di smart working. Il progetto sarà realizzato dai Comuni, singoli o in associazione (Ambiti sociali territoriali), coordinati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e in collaborazione con le Regioni.


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