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Oro, petrolio e valute: settimane movimentate esplicitano i dubbi dei mercati


I flussi in ingresso sui prodotti ETP si sono notevolmente modificati nelle ultime settimane. L'Euro ha nuovamente acquistato peso nei portafogli degli investitori con il venir meno della variabile rappresentata dalle elezioni in Olanda e l’ascesa nei sondaggi del candidato moderato Macron in Francia, che ha allontanano un poco i timori legati al crescente antieuropeismo. A rafforzare la valuta del vecchio continente è anche il venir meno dei dubbi inerenti la Brexit. Infatti, nella giornata di ieri, abbiamo assistito all’attivazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona da parte del Regno Unito e all’avvio dell’’iter negoziale (ottimisticamente biennale) tra la UE e Londra. Il tutto si è concretizzato attraverso decisi afflussi sulle ETN replicanti strategie su valute principalmente Short UDS Long EUR. Il dollaro infatti, nell’ultima settimana, aveva continuato il corso ribassista iniziato dopo gli ultimi meeting di BCE e Fed, un trend che ha trovato nuova linfa vitale anche nell’opposizione delle frange più conservatrici del partito repubblicano alla profonda revisione che Trump voleva imporre all’OCare. Il ritiro della proposta è bastato per spingere gli investitori più cauti a riconsiderare le proprie aspettative sulla fattibilità dell’intero programma di riforma e impulso all’economia declamato in campagna elettorale. Il CBOE Volatility Index (VIX), noto più comunemente come indice della paura, è risalito sopra la media mobile a 200 giorni fino a 14.85 per poi rientrare a valori normali (oggi quota a 11 rispetto a una quotazione a 20 considerata “di allerta”). Un’avversione al rischio poco evidente sui listini americani che però c’è e si è palesata alla prima occasione mostrando quanto sia in realtà tesa la situazione e quanto Trump sia sotto osservazione anche per la riforma fiscale. Ricordiamo, infatti, che il VIX è una misura della volatilità che ci si attende dal mercato in futuro…. L'inizio, forse, dell'avvicinarsi alla fine del letargo degli orsi ma di sicuro non ancora una bocciatura per Trump, dati alla mano. Tornando al tema delle valute, anche l’esposizione sull’ETN Long USD short JPY registra flussi in aumento.

Seconda settimana migliore da inizio anno per gli investimenti in ETP sul metallo giallo, che, dalla conferenza Fed di metà mese, in sede della quale abbiamo assistito al rialzo dei tassi programmato, ha già guadagnato il 4% (1.45 % solo nell’ultima settimana) con forte ottimismo da parte degli investitori su un atteggiamento “morbido” della Fed che porterà ad un ulteriore calo dei tassi reali con un’inflazione in crescita. Questo, secondo alcuni analisti, potrebbe anche spingere il prezzo dell’oro a 1300 USD entro la metà dell’anno. L’Oro, questa volta quello nero, continua invece la sua discesa, sostenuta dalla scarsa probabilità di ulteriori tagli alla produzione da parte dell’ Arabia Saudita e, in generale, dal cartello OPEC e da un WTI a sconto a causa dell’eccesso di offerta e scorte (ancora in crescita ) in USA .In sostanza, i prezzi, dopo l’accordo e il rally di gennaio, non riescono a sostenere il peso di un mercato che non crede nel rialzo. L’OPEC si riunirà nuovamente ad Aprile. Secondo la U.S. Commodity Futures Trading Commission, le posizioni nette lunghe sono però scese del 37% dal mese scorso e questo , insieme con i dati USA, è un dato inequivocabile circa il fatto che gli hedge non scommettono più al rialzo. Di conseguenza anche i flussi ETP netti sono debolmente positivi ma ridotti sul greggio con afflussi anche su strumenti short: si aspetta la riunione di Aprile con la variabile rappresentata dalla Russia.


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