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  • Luca Baj

La Cassazione interviene sul tema della responsabilità dell'amministratore condominiale


Ecco il nostro intervento su L'Eco di Bergamo di oggi.

Sentenza mette in crisi amministratori e condomini

Cassazione Ritenuti responsabili dell’infortunio mortale di un operaio durante i lavori di manutenzione

Documento di valutazione dei rischi. Dal 2008 è un obbligo a cui devono rispondere gli amministratori di condominio nel momento in cui diventano committenti di lavori da eseguire nell’immobile che amministrano. Purtroppo, però, sono ancora tanti gli amministratori di condominio che ignorano questi obblighi e le pesanti ricadute in termini di responsabilità civile e penale. Ad accendere i riflettori su questa questione non da poco è arrivata una recente sentenza della quarta sezione della Corte di Cassazione Penale (21 settembre 2017, n. 43452) che ha condannato un amministratore riconoscendogli la responsabilità per un infortunio mortale sul lavoro, a seguito di una caduta dal terrazzo in un immobile condominiale.

Albricci (Airec): più verifiche

«Spesso – commenta Oscar Albricci, revisore Airec (Associazione italiana revisori contabili) e amministratore condominiale – molti pensano che una volta scelta l’impresa appaltatrice, e quindi delegato a terzi tutte le attività di esecuzione di opere condominiali, la professionalità e le qualità tecniche esistono, quindi esiste anche l’esclusione di ogni responsabilità in capo a chi affida il lavoro. Purtroppo non è così. L’amministratore ha l’obbligo di verificare la formazione, le competenze e l’idoneità tecnico-professionale di chiunque si appresti a svolgere un’opera per il condominio. Non solo, ha l’obbligo di predisporre il documento di valutazione dei rischi con l’indicazione delle misure da adottarsi per eliminarli. Deve anche predisporre i relativi presidi antinfortunistici».

Il legale: «No alla superficialità»

«Nella sentenza – conferma l’avvocato Luca Baj del Foro di Bergamo – emerge la responsabilità dell’amministratore quale committente, per avere affidato con sommaria superficialità lavori a persone non in possesso di adeguata preparazione e per non avere verificato la sicurezza nel contesto lavorativo, indipendentemente da come poi, nella realtà, sia avvenuto l’infortunio». In questo contesto entrano in gioco anche i condòmini che attraverso le loro assemblee devono fungere da controllo sull’operato degli amministratori i quali, a loro volta, devono capire che la sicurezza va applicata a tutte le opere e interventi, compreso il cambio di una lampadina, tanto per fare un esempio limite. Come se non bastasse emerge anche l’aspetto economico che riguarda gli amministratori che si sentono di dover chiedere maggiori oneri al condominio per fare fronte ad un lavoro non solo pratico, ma anche di grande responsabilità civile e penale. Anche le aziende che lavorano per i condomini, dovendo redigere a loro volta documenti di valutazioni di loro competenza, inevitabilmente aumenteranno i costi delle loro prestazioni.

Serve maggiore formazione

«L’amministratore è arrivato a un bivio – dichiara ancora Albricci –, abbandonare la professione che presenta sempre più rischi, oppure scegliere la strada della formazione che permette di fare fronte a tutte le procedure necessarie per tutelarsi e, naturalmente, tutelare il suo condominio». Se gli amministratori di condominio non possono dormire sonni tranquilli, questo vale anche per i proprietari di casa che affidano a una sola ditta, o anche a un solo operaio, l’esecuzione di lavori per la manutenzione del loro immobile. Anche per loro vale la legge del 2008 che li indica come responsabili delle condizioni di sicurezza nelle quali avvengono i lavori. Lo sottolinea un’altra recente sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna per omicidio colposo a carico di una signora che aveva commissionato la tinteggiatura dell’esterno di casa sua a un unico operaio. Anche in questo caso il lavoratore è morto cadendo dall’impalcatura che lui stesso aveva predisposto e che aveva evidenti caratteristiche di instabilità. «La sentenza della Cassazione – spiega ancora l’avvocato Baj – parla di “committente”, quindi anche il singolo proprietario finisce nella stessa posizione dell’amministratore e rischia di essere chiamato a rispondere sul piano civile e penale».

di Tiziana Sallese


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