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Amundi lancia un ETF strategico che offre un approccio market neutral: le strategie hedge sono oggi


Fino a pochi mesi addietro, gli Exchange Traded Funds rappresentavano soprattutto un’opportunità per i fondi hedge piuttosto che un potenziale concorrente. Probabilmente, nel lungo termine, le cose sono destinate a cambiare. Amundi quota oggi anche sul segmento ETFplus di Borsa Italiana, un ETF che impiega un approccio smart beta multifattoriale e una replica swap per offrire (primo in Europa), a fronte di un TER di solo lo 0.55%, una strategia market neutral sull’azionario Europa a capitalizzazione mista. Lo strumento non usa strategie hedge al fine di estrarre alpha ma si limita ad impiegale per immunizzarsi dalla direzionalità del mercato senza pretendere di derivare extra profitto dall'impiego di questa tecnica ma bensì dal factor investing. Il benchmark che l'ETF, scontando un tracking error minimo del 2%, intende replicare, è infatti un indice che traccia il differenziale (algebrico) di performance tra due posizioni di segno opposto aperte su sotto indici dei quali il primo compone il proprio portafoglio sulla base di una strategia di selezione multifattoriale (proprietaria STOXX) basata su quality, momentum, value, size, carry e low risk operata sulle componenti dell’ Europe STOXX 600 Index, mentre il secondo, che contribuisce indicativamente con il -100% della propria performance, traccia l’andamento ddell'indice di mercato nella sua interezza, tramite un ipotetico portafoglio di futures (negoziati sull’ Eurex, principale mercato dei derivati a livello europeo). A titolo di esempio, nel caso di ribasso dei corsi, mentre un risultato di -5% appesantisce la posizione long sul multifattoriale, la posizione corta, a questa (inversamente) correlata ma replicante l'intero mercato, potrebbe produrre un rendimento del +7% (-7% realizzato dall'indice di mercato) riportando l'ETF in territorio positivo per il +(- 5%) - (-7%) = +2%. Il risultato che si ottiene aprendo queste due posizioni mette pertanto l'investitore nella condizione, di poter ottenere rendimenti positivi sia in caso di downtrend che di uptrend di mercato, ossia di implementare appunto la strategia market neutral esponendosi invece alla sola qualità della selezione multifattoriale per generare rendimento. Il ragionamento che si trova alla base di questa strategia si basa dunque sulla premessa che il portafoglio multifattoriale riesca a limitare le perdite rispetto all’esposizione broad di mercato in caso di downtrend e riesca nel contempo a sovraperformarlo in caso di corsi in rialzo (posizione long in profitto assorbe le perdite sul corto futures). In sostanza, le condizioni da evitare, ossia quelle che condurrebbero lo strumento a riportare delle perdite, sono da identificarsi come segue: in caso di downtrend di mercato se il paniere smart beta non si dimostri in grado di arginare le perdite ma anzi subisca una riduzione di valore maggiore rispetto ai profitti della posizione short sull’indice di mercato, oppure, in caso di uptrend, qualora l’esposizione smart beta non sia in grado di raggiungere almeno la performance del mercato intero ( sul quale si è esposti short). Lo strumento consente di restare sul mercato a costi contenuti e senza dipendere da forza e direzione dei movimenti di quest’ultimo, una caratteristica interessante soprattutto perchè associata ad un approccio fattoriale che premia titoli sani da un punto di vista fondamentale in un momento che vede i mercati azionari oltre i massimi storici e dunque incerti. De facto le market neutral puntano ad investire su titoli sottovalutati e con fondamenta stabili (selezione value e quality) shortando quelli sopravvalutati (il mercato nel suo complesso). L’indice composito che Amundi European Equity Multi Factor Market Neutral ETF, intende replicare è lo iStoxx Europe Multi-Factor Market Neutral Strategy Index, un benchmark che espone long su iStoxx Europe Multi Factor Strategy Index (rivisto mensilmente) e short, considerando un fattore beta moltiplicativo, sullo Stoxx Europe 600 Futures Roll EUR Excess Return Index (rivisto con cadenza trimestrale). Il fattore beta, calcolato secondo l’APT Risk Model, è dunque il coefficiente che quantifica la relazione tra le variazioni di valore dell’indice iSTOXX Europe Multi-Factor e quelle dell’indice di mercato STOXX Europe 600. Si può dire che il fattore stabilisce i pesi relativi che vengono attribuiti alle due posizioni all'interno dell'indice sottostante l'ETF adeguando la posizione short secondo le esigenze della strategia market neutral. Se l'ETF fosse libero di modificare le posizioni long e short in base alle aspettative di un gestore o agli eventi di mercato si tratterebbe di una comune strategia attiva long short sull'equity, per definizione tutt'altro che immune dalle fluttuazioni del mercato. IStoxx Europe Multi Factor Strategy Index consta di un numero di componenti che oscilla tra un minimo di 50 ad un massimo di 120 scelte in considerazione dii criteri che prevedono anche un limite del 10% per emittente ed un turnover rate massimo del 25%, mensilmente confermati. Stoxx offre svariati indici market neutral in grado di puntare ciascuno su un diverso factor singolarmente ed il ricorso all’approccio multifattoriale da parte dell’ETF in questione, trova motivazione nella volontà dell’issuer di offrire un’adeguata diversificazione tra i factor impiegati nella selezione. Si tratta di una caratteristica fondamentale in un’ottica di un investimento buy and hold che fa della volatilità ridotta una delle su principali peculiarità. La metodologia adottata da Stoxx per implementare questo indice multifattoriale si pone come obbiettivo quello di andare oltre la semplice equiponderazione delle esposizioni fattoriali, puntando piuttosto alla loro massimizzazione tramite l'adozione di un sistema di scoring che seleziona solo i titoli che si sono dimostrati recettivi oltre la media verso tutti i factor presi in esame (evitando quelli che hanno evidenziato scarsi risultati verso alcuni di questi). Il prodotto, pur avvalendosi già di una replica swap unfunded, potrebbe impiegare i titoli del basket sostitutivo anche in operazioni di securities lending, con l’intento di ridurre al minimo il tracking error e commissioni. Le strategie storicamente più onerose tra quelle proposte dalla gestione attiva arrivano oggi ad essere racchiuse in ETF che presentano livelli commissionali pari a quelli richiesti delle gestioni tradizionali più classiche.


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