Risarcimento anche senza mobbing
L’Ordinanza n. 3871/2018 della Cassazione ha stabilito che anche se escluse le condotte persecutorie, il datore di lavoro può essere condannato a risarcire il dipendente. Come già affermato in altre pronunce (su tutte Cass. n. 18927/2012), si è ribadito che, "nell'ipotesi in cui il lavoratore chieda il risarcimento del danno patito alla propria integrità psico-fisica di comportamenti del datore di lavoro e dei colleghi di natura asseritamente vessatoria il giudice del merito, pur nell'accertata insussistenza di un intento persecutorio idoneo ad unificare tutti gli episodi addotti dall'interessato e quindi della configurabilità di una condotta di mobbing, è tenuto a valutare se alcuni dei comportamenti denunciati, seppure non accomunati dal fine persecutorio, siano ascrivibili a responsabilità del datore di lavoro.