top of page

Faceapp: l’applicazione virale e la tematica privacy


In queste settimane è diventata virale un’applicazione che permette di vedere come saremo una volta che sul nostro viso compariranno rughe e segni del tempo che avanza, stiamo parlando di FaceApp. Gli utenti che l’hanno scaricata si contano in 80 milioni, ma sono molti di più i volti trasfigurati dall’età che avanza, e si sta diffondendo sempre più l’hashtag #faceappchallenge che ha contagiato tutti fino ad arrivare a coinvolgere nella sfida i reali inglesi. L’utilizzo dell’applicazione è molto semplice, una volta scaricata basta scattare una foto del proprio viso e applicare diversi filtri per aggiungere diversi effetti all’immagine. Dopo l’iniziale ilarità scatenata sul web a colpi di immagini stagionate sono però emerse alcune riflessione in merito alla tutela dei dati personali degli utenti che la utilizzano. Ma chi sono i proprietari di FaceApp? La società che l’ha creata si chiama WirelessLab, ha quattro dipendenti e ufficialmente ha sede a San Pietroburgo (capitale degli hacker russi), i suoi server sono di proprietà di AWS, azienda del gruppo Amazon e sono basati negli States. L’applicazione è stata creata un paio di anni fa, ma solo negli ultimi tempi è diventata virale e il dibattito attorno alla gestione dei dati che immagazzina non si è fatto attendere. Memori del caso Cambridge Analytica, che nel 2016 attraverso un questionario si è appropriata dei dati di 80 milioni di americani, molti si sono chiesti se FaceApp avesse la stessa policy per il trattamento dei dati personali dei propri users. Se si leggono i termini del servizio si scopre che le immagini che gli utenti caricano sull’app possono essere utilizzate in modo «perpetuo, irrevocabile, planetario, senza obbligo di pagare alcuna royalty» e non c’è alcun modo di opporsi al loro impiego; le condizioni hanno sollevato più di qualche perplessità degli utenti più scettici, ma non sono poi così diverse dai termini di società paladine della privacy come Facebook per citare la più famosa. Quello che è certo è anche la politica si è mossa per monitorare l’operato di WirelessLab e il senatore democratico americano Chuck Schumer ha invitato perfino l’FBI ad indagare l’argomento. Il tema della gestione dei dati è diventato centrale nella nostra società in cui le aziende speculano sulla poca conoscenza degli utenti e ne approfittano per implementare i loro guadagni, la speranza è che questi dibattiti alimentino la voglia degli users di approfondire l’argomento e compiere scelte sempre più consapevoli.

Dalla rete

Questo canale aprirà presto!
Non ci sono eventi in programma
bottom of page