top of page

Crescita, tra rapporto Ocse e presidenza Bce


Mentre l'Ocse taglia ancora le stime di crescita considerando l’ Italia quasi ferma anche nel 2020 in una prospettiva economica globale che si è via via fatta fragile e incerta, la Banca centrale europea si avvia all’epoca post Draghi con l’elezione di Christine Lagarde, ex direttore generale del Fondo monetario internazionale a nuovo presidente. La nomina di Lagarde avviene tra due fuochi contrapposti perché da alcuni è ritenuta responsabile delle politiche che hanno fatto aumentare il debito pubblico nella Ue per salvare le banche tedesche e francesi, politiche che hanno portato alla compressione dei salari, al taglio dei servizi e delle pensioni e a una gigantesca redistribuzione dal basso verso l'altro; dall’altro lato, è considerata un tecnico competente, l’unica persona in grado di poter raccogliere il testimone e il percorso fatto fin qui da Mario Draghi. Sicuramente, secondo alcuni, mettere una donna alla presidenza della Banca centrale europea è anche un fatto storico soprattutto perché fra pochi mesi ci sarà il ventesimo anniversario dell'euro, e c’è da dire inoltre, in merito all’incarico, che le risposte scritte fornite dalla candidata nonché l'audizione di fronte alla ECON dimostrano che Lagarde è consapevole del compito e delle sfide da portare avanti rispetto alla missione lasciatagli dal suo precedessore. Un incarico che arriva in un contesto difficile europeo ed internazionale, dove secondo l’Ocse, la crescita mondiale dovrebbe rallentare al 2,9% nel 2019 (-0,3 punti sulle precedenti stime di maggio) e al 3% nel 2020 (-0,4 punti), i livelli più bassi dai tempi della crisi finanziaria.

Ma per l'Italia si prevede una crescita pari zero nel 2019 e dello 0,4% nel 2020 (-0,2 punti sull'Outlook precedente). Dati rivisti al ribasso anche per la zona euro, con una crescita all'1% nel 2019 e 1,1% nel 2020, peggior risultato tra le economie avanzate (fatta eccezione per l'Argentina). E' la sintesi del rapporto Ocse sull'economia globale, che vede nelle tensioni commerciali crescenti il problema maggiore, che provoca danni crescenti sulla fiducia e gli investimenti, aggiungendo ulteriori incertezze e pesando sulla propensione al rischio degli investitori finanziari, oltre che mettere a repentaglio le prospettive di crescita. E proprio Germania e Italia sono i Paesi la cui produzione è attesa molto più debole rispetto al resto dell'Eurozona, per cui l’impegno è di attivare dei correttivi per stimolare la crescita.

Dalla rete

Questo canale aprirà presto!
Non ci sono eventi in programma
bottom of page