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Nessuna ricetta, ne nuova ne vecchia per il debito italiano: e quando il mercato deciderà di vendere


Un interessante studio elaborato nelle scorse settimane scompone il debito pubblico di alcuni paesi dell’Eurozona, ovvero Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia dal dicembre 2004 al giugno di un anno fa. In evidenza il fatto che per considerare eventuali fragilità o debolezze di un paese è rilevante sapere anche chi detiene quel debito. E, nel caso dell’Italia, chi possiede quel debito è soprattutto il mercato: questo “implica una maggiore dipendenza dagli investitori e, quindi, un maggior rischio di rifinanziamento”. Rischio che invece risulta attenuato nel caso in cui questo debito sia maggiormente in mano al settore istituzionale europeo. Lo studio ha evidenziato la parte di debito detenuta da un lato dalle banche centrali e dal settore istituzionale europeo e sovranazionale e dall’altro lato dagli operatori privati, nazionali ed esteri. Quello che emerge è che in questi paesi, soprattutto dopo la crisi del debito, l’ammontare di titoli pubblici detenuti dal settore ufficiale europeo e nazionale è molto rilevante, anche se molto diverso da paese a paese. Dopo la crisi, Grecia, Portogallo e Irlanda dipendono fortemente dalle istituzioni europee, con il settore privato che risulta minoritario, in certi casi marginale. Discorso diverso per Italia e Spagna, dove secondo l’analisi “le istituzioni europee detengono una quota minoritaria di debito sovrano. La maggior parte dei titoli pubblici è infatti detenuta dal mercato”. In termini di PIL, stiamo parlando dell’80% circa (60% in termini di debito complessivo), suddiviso tra il 53% in mano a operatori italiani e il 27% in mano a operatori esteri. “I titoli di debito pubblico, proprio come le azioni, possono essere liquidati velocemente, generando brusche oscillazioni nei prezzi e, quindi, nei rendimenti. Con il 181,1% la Grecia detiene il rapporto debito-pil più alto tra questi cinque paesi dell’eurozona. Seguono l’Italia (132,2%), il Portogallo (121,5%), la Spagna (97,1%) e infine l’Irlanda (64,8%) che è riuscita a ridurre visibilmente la relazione dal 2013 a oggi. Per farlo le strade sono due: o agire sul numeratore, cioè ridurre la quantità di debito attraverso dei tagli alla spesa o l’aumento delle imposte, oppure incrementare il prodotto interno lordo che è al denominatore puntando al fattore crescita. Secondo la Commissione europea che ha redatto le previsioni macroeconomiche di ciascun Paese dell’area euro, l’Italia non sta portando avanti delle politiche in grado in incidere positivamente sul rapporto debito-pil in nessuna direzione. Il nostro debito continuerà ad aumentare, come ha sempre fatto; o almeno fino a quando il mercato deciderà di comprarlo.


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