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Eurozona, i cambi di passo e le questioni sul tavolo


Bce: lascia Draghi entra Lagarde. Il passaggio di consegne ufficiali avverrà il 1 novembre. Un cambio di passo? Inizialmente no, come aveva già dichiarato il nuovo presidente della Bce, in quanto le politiche accomodanti di Draghi continueranno ad essere utilizzate. Ma nell’istituto economico-finanziario europeo il clima non è del tutto sereno, sono in atto strategie che girano intorno all’oro, il bene rifugio per eccellenza. Tutto parte da un articolo pubblicato sul sito della Banca centrale olandese dedicato all’oro e le sue virtù di bene rifugio, asset dal quale ripartire se il sistema dovesse collassare. Proprio quel Paese che a novembre 2014, dopo la preoccupazione della crisi del debito europeo di tre anni prima, fece rientrare l’oro fisico detenuto all’estero, cioè 122 tonnellate in lingotti e barre dai caveau della Fed di New York. Anche la Germania, come l’Olanda, decise di riportare a casa le proprie riserve auree stoccate fuori dai confini, un rimpatrio con tre anni di anticipo rispetto alla scadenza ufficiale del 2020, e così nel 2016, tutto l’oro a Londra e Parigi, rientrò nei due rispettivi stati. Non a caso, la Bundesbank da poco è tornata ad acquistare oro sul mercato, grazie anche alla fine del Central Bank Gold Agreement del 1999, che permette a una Banca centrale di comprare o vendere metallo prezioso senza doverlo comunicare. La Germania è oggi il secondo detentore al mondo di oro fisico dopo gli Usa, e ha fatto rientrare 583 tonnellate su 674 di oro (31 miliardi di dollari) detenute all’estero. Oggi compra sul mercato il metallo giallo, anche se non grandi quantità come quelle degli ultimi anni di Cina e Russia. La preoccupazione parte dal rischio non solo di una recessione economica dell’eurozona, a causa anche dell’andamento dei propri indicatori manifatturieri bassi e dell’export ma anche di qualcosa di più strutturale, che come nel 2008 sia legato agli squilibri sempre crescenti del sistema finanziario. Il timore della Germania è che la prospettiva di potenziale collasso delineata dall’articolo della Banca centrale olandese possa essere probabile, da qui l’orientarsi sul bene rifugio, l’oro per l’appunto. Potrebbe anche essere di far capire al nuovo presidente, come nulla sia ipotecato a livello di politica monetaria e dei tassi. Può darsi però che la Bundesbank stia perseguendo solo una politica del doppio binario, da un lato muovendosi in autonomia e dall’altro tamponando i danni che una politica potrebbe portare ai conti e agli squilibri nell’eurozona.

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