Coronavirus: siamo pronti a smaltire correttamente i DPI?
Appaiono sempre più di frequente sui canali di informazione immagini di dispositivi di protezione individuale abbandonati lungo la strada, semplici rifiuti a testimoniare ancora una volta come il rispetto verso l’ambiente che ci circonda non sia mai davvero nei pensieri del cittadino. Tuttavia il problema legato alla enorme quantità di DPI non è solo quello del mancato rispetto per l’ambiente, il problema è essere pronti per il corretto smaltimento. Le mascherine saranno nostre fedeli compagne per molto tempo, e ogni persona ne consumerà un numero impressionante, soprattutto considerando che la maggior parte sono mascherine “chirurgiche”, non lavabili, non riutilizzabili. Si è calcolato che all’inizio del nuovo anno avremo consumato e buttato nella spazzatura almeno 1miliardo e 200 milioni di mascherine e guanti. Il rischio, in prospettiva, è quello di un disastro ambientale, se non vengono smaltiti correttamente i DPI potrebbero andare a riempire i nostri mari ed oceani, e già si intravedono le prime avvisaglie del problema: le spiagge di Hong Kong e dell’isola di Soko sono sommerse di mascherine usate come protezione dal coronavirus. In Italia l’ISS sta fornendo alcune indicazioni a tal proposito, suddividendo i rifiuti urbani in due categorie (quelli provenienti da abitazioni di soggetti accertati positivi e quelli provenienti dalla popolazione in generale), e fornendo alcune indicazioni e raccomandazioni agli operatori per la procedura e la raccolta dei rifiuti.
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