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Le Banche ai tempi del Covid

L’evolversi dell’emergenza sanitaria nel Paese affossa la Borsa italiana, rischia di mandare l’Italia in recessione e preoccupa le banche, da sempre sensibili agli umori del ciclo economico. Era il 31 marzo quando dalle colonne del Messaggero si spiegava come il lockdown scattato per il 92% del PIL mondiale, avrebbe avuto gravi ripercussioni economiche sulle banche europee e in particolar modo su quelle italiane. L’analista Justin Bisseker affermava infatti che «è chiaro che non tutte le banche verranno impattate allo stesso modo. Alcune si trovano in una posizione migliore per gestire la crisi rispetto alle altre. Naturalmente i rischi sono elevati, ma riteniamo sia poco probabile che arriveremo a un salvataggio di ampio raggio per tutto il settore». Dalla primavera del primo lockdown siamo passati all’autunno del secondo. Il premier Conte comanda colore, restituendoci un’Italia a macchia di leopardo in zone rosse, arancioni e gialle con uno stop totale o parziale delle attività. E se la salute è la prima preoccupazione, l’economia rimane la seconda. L'analisi dei conti del primo trimestre 2020 - attuata dal Centro studi Uilca Orietta Guerra – ha messo in evidenza come gli otto maggiori istituti di credito italiano (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm, Ubi, Bper, Credito Emiliano, Credito Valtellinese, Banco Desio, Banca Popolare di Sondrio) siano passati dai profitti cumulati di 2,640 miliardi di euro del primo trimestre 2019 alla perdita di 1,52 del periodo gennaio-marzo 2020, buona parte del quale colpito dall’emergenza coronavirus e poi, nel mese di marzo, dal blocco delle attività (lockdown). (1) Parziale ripresa nel secondo trimestre e nuovo crollo nel terzo. Rispetto allo stesso periodo del 2019, gli otto istituti bancari hanno registrato una contrazione complessiva dell'utile contabile di 8,532 miliardi di euro; 5,229 miliardi se si considera il goodwill negativo dell'incorporazione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo, secondo quanto pubblicato nel report.(1) Una sonora riduzione complessiva del 93,2%, determinata principalmente dall'impatto degli oneri d'integrazione del piano industriale, da altre operazioni straordinarie di Unicredit e dall'aumento delle rettifiche di valore (3,036 miliardi), di cui una parte è stata originata per fronteggiare il deterioramento del credito a causa dell'impatto negativo del Covid-19 sull'economica nazionale e internazionale. In questo scenario negativo la performance del settore bancario, a livello di margine operativo, è da considerarsi soddisfacente (-7,2%), seppur in maniera differenziata tra i vari istituti: Intesa Sanpaolo (esclusa Ubi Banca) -2,6%, Unicredit -15,6%, Mps -22%, Banco Bpm +6,4%, Bper Banca +15,8%, Credem +7,9%, Credito Valtellinese +0,1% e Banco Desio +0,9%. Tempi duri quindi per il sistema bancario, che, in un periodo come questo, ha bisogno sicuramente di rivedere molti dei meccanismi che ad oggi lo regolano. Secondo Massimo Masi, Segretario generale della Uilca "Sono tempi straordinari e ci vogliono misure straordinarie per evitare il fallimento del sistema bancario, non solo in Italia ma in Europa. Meccanismi quali il calendar provisioning sui crediti deteriorati, che in situazione di normalità poteva avere una logica, nello scenario attuale rischia di distruggere il tessuto economico dell’Europa originando ulteriore disoccupazione e instabilità politica, in un contesto sociale già molto teso”. (3). E ancora, Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Orietta Guerra, Fondazione Elio Porino, sostiene che il sistema bancaria andrebbe rivisto “non solo nella valutazione dei crediti ma anche nelle tutele e remunerazione degli azionisti e nel ruolo che possono svolgere gli aiuti di stato nel sostenere il sistema creditizio ed economico in Europa. Il totale degli attivi del Monte dei Paschi di Siena è pari al 70% dei fondi che dovremmo ricevere con il recovery fund: mettere in sicurezza una banca serve anche a rilanciare un paese”. L’indice che però preoccupa maggiormente è quello che misura i crediti deteriorati; Infatti, nei primi nove mesi del 2020 le maggiori banche italiane hanno ridotto i crediti deteriorati netti di 2,9 miliardi di euro, proseguendo nel percorso di riduzione degli NPL. A pesare maggiormente sono le quasi 3 milioni di domande di moratoria sui prestiti concesse dal sistema bancario per circa 294 miliardi di euro, fatte in un momento in cui l’incertezza sulla durata dell’attuale lockdown potrebbe trasformare queste domande in NLP. infine sicuramente non aiutano le altrettante domande per la riduzione o l’azzeramento dei redditi per la chiusura di imprese ed esercizi commerciali, oltre al mancato rinnovo dei contratti di lavoro o al ritardo per la cassa integrazione, che non fanno presagire nulla di positivo .

NOTE

Corriere della Sera; Banche, il Covid-19 brucia 4,1 miliardi di utili. Uilca: timori per le imprese in crisi

www.milanofinanza.it; Le otto maggiori banche italiane hanno perso 8,5 miliardi di utile

La crisi Covid si abbatte anche sulle banche: giù conto economico e utile per gli otto maggiori istituti di credito


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