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Lorenzo Lotto e le opere in città

1521-2021: cinquecento anni dalla realizzazione delle due magnifiche pale d’altare del pittore veneziano Lorenzo Lotto (1480-1577) per le due chiese di Borgo Pignolo in Bergamo, San Bernardino e Santo Spirito. 500 anni durante i quali la nostra città ha vissuto nel suo ricordo, nel suo stupore e nella sua tavolozza, mai più raggiunta dagli altri artisti - bergamaschi e non - dopo la sua dipartita nel lontano 1525. E in un ultimo biennio, il nostro, in cui il mondo artistico locale ruota tutto, o quasi, intorno alla figura e all’opera di Giovanni Battista Moroni per il cinquecentesimo dalla sua nascita (1521-2021), un ulteriore anniversario per Lotto proprio non ce lo si aspettava! In effetti di Lotto se ne è sempre parlato, a partire dalla monografica del 1998 in città (allestita nei locali dell’Accademia Carrara in GAMeC) con i percorsi sul territorio e a seguire le stagioni dei Grandi Restauri promossi dalla Fondazione Credito Bergamasco, che hanno visto tornare alla luce i colori delle due grandi pale cittadine, delle predelle in Accademia Carrara di quella presso i Domenicani di San Bartolomeo, così come di altre opere in provincia. Il maestro lagunare giunse in città tra il 1513 e il 1516 per l’assegnazione della commessa istituita da Francesco Martinengo Colleoni, nipote del condottiero, interessato ad ornare di una pala di stampo politico (la “pala Martinengo”) la chiesa in cui si sarebbe fatto seppellire con la moglie Barbara Mocenigo: entrambi infatti compaiono nel dipinto che dalla chiesa domenicana di Santo Stefano, distrutta a causa delle mura veneziane, scese in San Bernardino in Borgo San Leonardo prima e poi in San Bartolomeo sul Sentierone dove tuttora si trova. Diamo quindi uno sguardo alle opere che il maestro veneziano - vero artefice di una rivoluzione nella Bergamo ridivenuta veneziana poco prima del suo arrivo dopo le Guerre d’Italia - ha disseminato in città!


CHIESA SAN BARTOLOMEO - Pala Martinengo - 1516

Il nome rimanda al committente del dipinto, il nobile Alessandro Martinengo Colleoni pronipote di Bartolomeo Colleoni, che la volle nella chiesa dove si sarebbe fatto tumulare con la moglie Barbara, ritratta con lui a sinistra del trono, nelle vesti dei santi Alessandro e Barbara. Le dimensioni erano ragguardevoli (8x4 metri), ma vennero ridotte a soli 5x3 metri: l’opera, infatti, è priva della cimasa e delle tre predelle (ora in Accademia Carrara), vendute dai monaci nel 1893 per compensare a lavori di manutenzione interni la chiesa. Maria è assisa su di un trono regale e attorniata dai santi cari al credo bergamasco: Alessandro e Barbara, Giacomo o Rocco, Domenico, Marco, Caterina, Stefano, Agostino, Giovanni Battista e Sebastiano. Tutti emergono e al contempo sprofondano nell’architettura della chiesa, che piace pensare siano le stesse dell’edificio originario, distrutto a causa dell’edificazione delle mura veneziane.


CHIESA SANTO SPIRITO - Madonna e Santi - 1521

La pala è posta nella quarta cappella destra dell’edificio, collocato nel cuore di Borgo Pignolo, tra via Torquato Tasso e la piazzetta Sano Spirito. Vergine e bimbo vengono adorati da una elegantissima Santa Caterina, da un generoso Agostino e dai sempre contriti Sebastiano e Antonio Abate, quest’ultimo patrono del borgo, mentre un gioioso San Giovannino gioca spensierato in calce al trono, avviluppando un agnellino, che ne prefigura il triste destino. La scena sprofonda in uno stupendo paesaggio, teatro della sinfonia cromatica e musicale che si stanno intonando in omaggio alla Vergine e al bimbo: gli angeli birichini bisticciano tra loro per la scelta dei canti, incuranti degli spettatori.


CHIESA DI SAN BERNARDINO - Madonna e Santi - 1521

Forse è l’opera più bella del maestro veneziano, dato che il tema centrale è il rapporto tra Dio e gli uomini, attraverso la madre del suo unico figlio e diffuso dai santi che sono i nostri diretti intermediari verso la Vergine e lo spirito divino: sono loro che raccolgono le nostre intenzioni, diligentemente annotate dall’arcangelo che veste un saio ed è posto ai piedi del trono. L’opera presenta dei tratti altamente realistici: dalla corsa degli angeli nell’allestire un trono quasi improvvisato alla scucitura della manica di Giuseppe, dal volto canuto e sdentato di Bernardino alla cecità del vecchio Antonio abate, che si china incredulo per meglio poter riconoscere il miracolo che si sta svelando dinanzi ai suoi occhi.

Nella chiesa è presente una copia del dipinto di Lotto La Trinità, ora conservato al Museo Diocesano di Arte Sacra Adriano Bernareggi.


CHIESA SAN MICHELE AL POZZO BIANCO - Storie della Vergine, affreschi, 1525

Il ciclo pittorico è di grande qualità, nonostante lo spazio ridotto dell’abside abbia dovuto far adattare la narrazione ad una superficie scomoda e curvilinea. Gli episodi sono concentrati sui principali momenti della vita della Vergine, a partire da quando l’anziana Anna dal suo giaciglio vede la bimba presentata ai parenti, mentre tutte le altre donne si affaccendano intorno a loro. Seguono la Presentazione al tempio, le Nozze con Giuseppe che orgoglioso regge la verga fiorita, fino all’Annunciazione e alla Visitazione ad Elisabetta, anch’essa gravida seppur in tarda età, dove protagonista oltre all’abbraccio affettuoso tra le cugine è l’intreccio di gesti e di sguardi, che ancora oggi commuovono e paiono reali.


BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE - Cartoni preparatori per tarsie lignee del coro (1524-1532)

L’esecuzione dei disegni per ornare i dorsali degli stalli del coro dei laici e dei religiosi della basilica vennero commissionati a Lotto nel 1524, mentre al maestro intarsiatore e intagliatore Francesco Capoferri, originario di Lovero ma attivo a Villongo, spettò l’esecuzione materiale degli intarsi, che richiesero l’utilizzo di oltre 100 tipi di essenze lignee. La serie comprende 76 pannelli, tra tarsie e coperti, questi ultimi a protezione delle storie bibliche narrate oltre che ricchi di rimandi alchemici ed allegorici: 29 sono disposte entro il catino absidale, mentre le altre 4 costituiscono parte dell’iconostasi della basilica e raffigurano (da sinistra a destra) gli episodi biblici del Passaggio del Mar Rosso, dell’Arca di Noè, Giuditta ed Oloferne e infine Davide e Golia.

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